Ipersensibile? Sì, grazie 😎

In questi giorni mi sono rifugiata nel libro di Federica Bosco “Mi dicevano che ero troppo sensibile” come in un’oasi di pace e mi ha aiutato a capirmi meglio ma anche a capire meglio le reazioni degli altri riferite a me.

Il libro si propone come libro di auto aiuto per chi è dotato di questo eccesso di sensibilità, cosa che non è una malattia ma un tratto caratteriale.

Personalmente ho preso da poco consapevolezza di questa mia caratteristica: per molto tempo ho creduto ingenuamente che gli altri sentissero come me. E questa ingenua buona fede fiduciosa nel prossimo è molto spesso quello che fotte gli iper sensibili. Perché fuori, nel mondo, nessuno si preoccupa del tuo essere senza pelle. Solo a mie spese ed a fatica, ho compreso che ero scioccata a morte da fatti perfettamente accettabili per gli stomaci altrui.

Quando ho letto queste righe: ” Mi sono abituata a stare immobile con il mio grigio, o meglio col mio inseparabile nero, un colore che si adatta bene a tutto, ma che può stare benissimo anche da solo”. Sono state come un balsamo sui capelli crespi. Gli occhi pieni di lacrime, stavo leggendo nero su bianco cose vissute e sentite per tutta la vita. Sempre fuori agio. Io mi sento sempre così. E ho paura anche a scriverlo qui. Ma ormai siamo in ballo e stiamoci fino in fondo.

Essere iper sensibili ed iper empatici vuol dire essere sempre in balia degli altri e non riuscire a spiegarlo a nessuno!

Grazie a #federicabosco e #paolamaugeri, grazie a cui ho acquisito maggiore consapevolezza e grazie a cui mi sento sempre strana ma insieme a loro.

Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io.
Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me.
Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.

Frida Kahlo

L’empatia fa schifo

Video sull’empatia

In televisione e nella branca New-age alternativa della contemporaneità, sociologhi e psicologi esaltano il fantastico mondo della percezione empatica.

Volete sapere la verità?

L’empatia fa schifo, è una schiavitù.

Immaginate di soffrire per qualcuno più di chi è coinvolto in prima persona,

di sentire la sofferenza di ognuno, anche la più nascosta, anche quella che la persona stessa evita di condividere. Voi la sentite acuta, anche vostro malgrado,

come se fosse la vostra.

Anzi a volte anche di più. È come stare in una casa vuota da cui i rumori e le voci dei vicini sovrastano la vostra voce. Il rumore e l’irruzione del mondo esterno va continuamente arginata.

A farti mille seghe mentali su come aiutare un altro, troppo spesso sei solo tu e ti devi rendere conto che è un assolo e che questa solidarietà non sarà ricambiata. Anzi, chi ha avuto modo di saggiare la tempestività e la costanza del tuo correre in aiuto ne approfitterà.

Fosse per me, io preferirei non provarle certe emozioni, non sapere.

Soprattutto le persone a cui vuoi bene, ma anche quelle a cui non ne vuoi, ma anche quelle che non ti sono accanto, RIMBOMBANO dentro. Ha i suoi lati positivi: io la musica non la sento, mi invade; non leggo un libro, ci sono invischiata fino al collo; quando guardo un film, non ci sono più confini tra me e lo schermo.

Io volevo nascere narcisista, quelli vivono all’oscuro di se stessi, figuriamoci degli altri.

Invece no, empatica.

C’è chi sostiene sia un dono.

Dite che con lo scontrino lo posso restituire?