Le cose che ci auguro💜
In questi tempi rabbiosi e di invidia sociale, vi auguro di essere tanto occupati a migliorare voi stessi da non avere tempo per l’odio e le recriminazioni. Leggi tutto “Le cose che ci auguro💜”
phighe senza calze in 4 mosse
In questo articolo parliamo solo dei casi in cui la prospettiva della giornata è quella di una permanenza all’esterno limitata, la temperatura al di sopra dello zero e nel caso in cui l’occasione sia di quelle speciali. Va da sé che nelle altre eventualità le calze sono indispensabili.
I miei trucchi per fare le phighe senza calze:
- Ciclisti o calza tagliata di lunghezza tattica rispetto alla gonna, furbescamente indossati sotto. Di conseguenza solo la parte di gamba visibile agli altri è senza calze ed esposta al freddo.
- Se le gambe sono en plein air testa (in cui si trovano i principali nervi recettori del freddo), mani e piedi devono per forza essere sovra coperti.
- Stivali alti o #cuissardes con calzetto di lana, per la motivazione che abbiamo detto sopra, e che può arrivare alla caviglia, a metà polpaccio o al ginocchio.
- Gambe ben depilate ed idratate perché, così facendo, le vere protagoniste sono loro 😜.
Essenziale è trovare il giusto equilibrio di lunghezze tra gonna e scarpe.
Questo è possibile seguente la LEGGE dell’ELASTICO: ovvero se si allunga la gonna, si abbassa l’altezza della calzatura; mentre se la gonna è corta, la calzatura cresce di statura.
In conclusione, questi gli abbinamenti per non sbagliare:
– mini e cuissardes
– midi e biker boots, purché siano alti almeno fino alla caviglia, altrimenti l’effetto è grottesco, fidatevi.
– gonna lunga e sneakers o décolleté
– jeans o pantaloni culotte e slip-on.
Io ho sperimentato il look senza calze recentemente ovvero l’altro anno in occasione di un matrimonio d’inverno e spesso ai tempi in cui lavoravo in bar per mantenermi agli studi.
Vi assicuro che il risultato finale merita ed è un balsamo di autostima 😜.
Caso umano 0: Edward Mani di Forbice.
Ieri sera mi sono ritrovata a sfogliare per caso l’ultimo libro di #selvaggialucarelli: Casi Umani, che tratta in modo ironico di una carrellata di dieci improbabili uomini con cui l’autrice ha avuto presumibilmente a che fare nel corso della sua vita sentimentale e mi sono ritrovata a riflettere sul fatto che ci siamo passate tutte e che la catarsi aiuta sempre ( ndR: chi ignora il significato di catarsi lo vada a cercare, please).
Nel mio caso specifico, ho basi fondate per ritenere che il primo caso umano sono io 😎.
Però a scorrere la galleria della Lucarelli ho pensato che c’è sempre un inizio, un principio da cui comincia a dipanarsi, come un gomitolo, la sequela di casi umani, ossia di uomini o donne cui normalmente non avremmo dato neanche una chance ma che, in quelle circostanze di autostima zero, ci buttiamo a frequentare nella speranza di esserci sbagliat*.
Per me è stato quello che chiameremo #edwardmanidiforbice, causa una attraente mescolanza di somiglianza fisica con Johnny Deep e analogia tra le forbici e come mi ha tagliuzzato il cuore e l’autostima.
A chi chiede: eravate fidanzati o trombamici? Mi trovo costretta a rispondere “legati”. Sì perché la nebbia di confusione in cui mi avrebbe mollata è cominciata fin dalla definizione del rapporto.
Eppure se devo descrivere l’amore parlo di #lui ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore parlerei di #edward, perché resta il #groundzero, anche se ho smesso di amarlo una vita fa.
Perderlo faceva parte del gioco e quello che è successo è difficile da riprodurre in un modo efficace dal punto di vista narrativo. A quel tempo subivo il fascino di chi era bello e dannato, di quelli che non mi facevano capire se giocavano o ci tenevano a me. Mi piaceva Edward per il gusto della sfida: la fine è stata rude e brusca e mi colse del tutto impreparata ma così fu e da quella volta ho impiegato anni a riprendermi. Solo di recente e dopo la sequela di casi umani, quando ho incontrato Lui ho capito che quando si ama la partita è già vinta a tavolino,
che l’amore non si pretende da chi non vuole dartelo e non si regala a chi non vuole averlo.
Lui le vede le mie farfalle nello stomaco e mi fa ridere. Mi legge dentro spesso, non sempre ed è trasparente come una bottiglia di vetro con me.
Cucina per me, molto di più che con me, è gentile, sa fare l’amore e quando se ne va, Lui torna.
Edward per mia fortuna non tornerà mai più.