Avete visto il documentario di Netflix Half Time su #jlo? Io ho appena finito di vederlo e devo dire che sono rimasta colpita da lei come essere umano con le sue fragilità. Sì, anche lei che sembra sempre sul pezzo, affidabile come una macchina da guerra, vive i suoi momenti no, resta delusa e ha i suoi scazzi..
Su di lei, hanno scritto e detto tutto. Ma qui troverete 4 ottime ragioni per amarla al di là della
La differenza è sostanziale: a 45 anni vuoi sembrare più giovane, mentre a 30 lo scopo della propria immagine dovrebbe essere quello di comunicare un’idea di sofisticato. Almeno, cosi dovrebbe.
Le over 40 possono benissimo fare a meno:
Tanto per cominciare la Regola d’Oro, sia per uomini che per donne, è: Less is More. Ad aggiungere sono bravi tutti e qualcuno è talmente bravo da averne fatto il proprio marchio distintivo (per approfondire la questione, andate e leggetene tutti: Il Buon Gusto del Cattivo Gusto, sempre sul blog) ma
Noi siamo la regola, non l’eccezione.
Dal film: La verità è che non gli piaci abbastanza.
Di conseguenza, sarà meglio tenere a mente che:
Saper sottrarre per arrivare all’essenziale richiede molta cura e conoscenza.
Stampe Animalier che teletrasportano subito al Circo Orfei.
Costumi e reggiseni a fascia che appiattiscono.
La severe ma giusta lezione da imparare è che non siamo più veline, ma neanche Madame Curie 😃.
Per salvarsi dalla sindrome Forever Young, indirizziamo il nostro buon gusto verso:
Tailleur, sia gonna che pantalone.
Cappotti più che piumini.
Giacche di colori passepartout.
Camicie di seta.
Almeno un abito in chiffon.
Sul costume che debba essere rigorosamente intero, non sono necessariamente d’accordo ma un costume strutturato ci vuole.
Camicie bottom down.
Handbag
Guanti di pelle
I dettagli diventano essenziali, piccoli punti furbizia che facciano intendere che gli shorts non ce li possiamo più permettere ma quanto a fascino ne abbiamo da vendere.
Gli uomini lo fanno, per cui impariamo da loro. Potrebbe essere anche uno di quei casi eccezionali in cui impariamo da loro 😂😂😂.
Vi sembrerà strano ma, in un mondo di Kardashian, una delle mie più care amiche ricalca perfettamente lo stile di #joanbaez: pulito, semplice e rispecchia esattamente la sua essenza.
L’ho sempre ammirata perché, fin da piccole, ha sempre seguito il suo stile, non i dettami delle mode del momento.
A tratti l’ho compatita, in realtà, ma ho imparato tanto da lei:
Bisogna vestirsi nel modo in cui siamo e che vi renda FELICI, non come gli altri vogliono vedervi.
Gli addii sono difficili, che siano voluti o meno, e, una volta finite le schermaglie della rottura, subentra spesso la necessità di pulire la vita è la casa dalle testimonianze concrete della precedente vita insieme. Da un giorno all’altro, una cucina che aveva ospitato pranzi allegri si trasforma in un luogo da evitare . Le cose che avevano rappresentato la vita comune devono essere tolti da davanti agli occhi. In questa fase di dolore acuto gli oggetti la fanno da padrone, anche perché là persone è uscita di scena. La scelta tra cosa tenere e cosa buttare è, a mio avviso, liberatoria.
Invece c’è chi sceglie di salvare tutto questo. Un museo.
Il Museo delle Relazioni Interrotte si trova a Zagabria ed è stato aperto nel 2006 da due ex innamorati, la produttrice cinematografica Olinka Vištica e lo scultore Dražen Grubišić, che hanno deciso di fermare in uno spazio aperto a tutti la fine della loro storia. Nel tempo è stato riempito da altre persone che hanno portato ognuna il proprio oggetto, accompagnato dalla sua storia.
Oggettistica di una fine.
Troviamo un vestito da sposa, messo dentro un barattolo di sottaceti: dopo sette anni di matrimonio, la donna ha visto andare via il marito senza neanche una scusa; c’è un vasetto di cetriolini, lo aveva acquistato una ragazza per il suo fidanzato, inghiottito da una voragine spazio-temporale, scomparso dalla sua vita.
Leggiamo di una protesi, donata da un uomo con la seguente motivazione: “la mia gamba artificiale è durata più del nostro amore. Materiale migliore”, si era innamorato della sua terapista.
Poi un’ascia, usata per fare a pezzi i mobili di casa da una donna, dopo aver scoperto i tradimenti del marito, accompagnata da una nota: Più la stanza era piena di mobili in frantumi, più mi sentivo meglio”.
Un tubetto di dentifricio mai finito.
Una bambola di Peter Pan, appartenuta ad un uomo cui ricordava la sua parte infantile e che scrive “ora quel bambino non esiste più”.
Peluche di Anniversari ora dimenticati.
Un modo chic e diverso di rapportarsi al proprio dolore, esporlo in maniera dignitosa e con poche righe, invece della messa in piazza sui social, vecchi e nuovi, dal bar a Facebook, raccontando ognuno la propria versione parziale. Il Museo delle Relazioni Interrotte è una specie di cicatrizzante della ferita, che la cristallizza.
Il museo delle Relazioni finite è un modo dignitoso di dare per l’ultima volta un senso a quello che abbiamo fatto per un po’ anche illudendoci, anche sbagliandoci, dando retta ad un muscolo volubile e autoritario, ♥️, a cui non si comanda.
E voi? Cosa portereste in questo Museo di Zagabria?
Come tutti sanno, Belén è nata e cresciuta in Argentina e a 20 anni si trasferisce in Italia, iniziando a lavorare come modella di intimo per poi conquistare il pubblico grazie al reality show L’isola dei famosi.
A partire da questo momento esplode il fenomeno #belen cui tutti abbiamo assistito, in maniera più o meno attenta.
Il suo stile è in generale molto sensuale e studiato ad hoc per esaltare il suo felicissimo patrimonio genetico. Tuttavia, dagli outfit giovanile e sbarazzini ad oggi la sua immagine si è decisamente evoluta, da stallona ruspante a donna sexy e consapevole. Non dimentichiamo che lei è Argentina, per cui un tocco di eccessivo fa parte del suo background culturale e mentale.
Belen agli esordi. Momento casual
Monocromatico che conferisce eleganza e sobrietà.
Fuori dalle scene, Belén ama stare comoda: indossa spesso jeans e pantaloni joggers abbinati a maglie e crop top o, ancora più spesso, semplicemente un bikini minimale.
Nei suoi outfit in genere è presente almeno un capo in denim che sia un giubbino, un pantalone o un paio di micro shorts che mettono in risalto le sue gambe lunghe e toniche.
I tacchi alti sono usati secondo le declinazioni più fashion ma non disdegna le più comode sneakers, generalmente Converse o Ash.
Tutti gli outfits, dai più ricercati ai più semplici, subiscono notevole upgrade grazie ad una borsa di lusso, tra le sue preferite la Antigona di Givenchy e la Rockstud di Valentino ma non è raro vederla indossare anche l’ambitissima Birkin di Hermès.
Sempre in tema di accessori, Belen ama i gioielli vistosi e coloratissimi.
In sintesi, lei è super bella e nella sua immagine esalta giustamente i suoi punti di forza con spacchi e scollature scenografici. Mai sciatta, sempre curata e accessoriata, probabilmente appare eccessiva ad un gusto più sobrio e minimal ma si può sempre trarne ispirazione per look sexy o semplicemente ammirarne la bellezza mozzafiato.
“La bellezza è una lettera di raccomandazione che conquista subito i cuori” cit. #schopenhauer
Ed è vero: si è innegabilmente più indulgenti e ben disposti nei confronti di una persona esteticamente piacevole. La prima impressione conta e molto. La bellezza può essere soggettiva e risiedere nei nostri occhi oppure nel nostro istinto ed è anche influenzata dal contesto culturale: #katemoss sta agli anni ’90 come #marylinmonroe sta agli anni ’50 e di certo non sono concetti e rappresentazioni di bellezza interscambiabili.
La bellezza anticonformista ed androgina di Kate.
La bellezza formosa di Marylin.
Essere belli non coincide con l’essere perfetti, non è tanto o non è solo una questione di proporzioni. Insomma, un conto è essere belle, un conto è piacere: sono due cose diverse. La bellezza è sinonimo di proporzioni perfette, ma per piacere davvero e per “colpire”, l’ esibire con orgoglio o con ironia un nostro difetto può diventare l’arma vincente.
Di sicuro è che la nostra pelle, i capelli, il viso ma anche, a mio avviso, un corpo tonico e che si muove bene parlano di noi e allora perché non presentarli al meglio?
Di perfetto al mondo c’è solo #belen, per tutt* i restanti mortali curarsi è un modo per valorizzarsi anche se Madre Natura fosse stata parca di doni.
Belen è aliena.
Di recento ho sentito alla Radio che tornerà in onda un programma TV che, personalmente, mi intristisce a morte: La Pupa e il Secchione 😐, fondamentalmente basato sull’assunto: bellezza femminile=stupidità; bruttezza maschile=intelligenza.
Programmi da dimenticare.
Credo che una bella presenza doni quell’aura di gradevolezza che aiuta, ma è un fattore che da solo non basta a spiegare i risultati ottenuti sul campo. Se quindi la bellezza non è garanzia di intelligenza, non lo è neanche la bruttezza…
ll giudizio può essere facilmente ribaltato tappandosi le orecchie e ingrossandosi le spalle, aspettando di dimostrare con i fatti che le equazioni non sono sempre perfette. Senza appoggiarsi agli stereotipi della stupidità come se questa fosse una scappatoia o una corazza per difendersi, l’intelligenza è un cuore che pulsa e che deve essere fatto sentire. Cit. ex finalista #missitalia.
Non c’è bisogno di schierarsi si può essere bell* e brav* semplicemente con tanto impegno nel migliorarsi sempre. Concetto su cui ho fondato il mio personalissimo stile di vita sul pianeta #lastefy.
L’età del low-cost è passata. A venti anni e senza tanti soldi, il low-cost mi ha permesso di togliermi più di qualche sfizio ma adesso lo uso solo per i due figli n. 2 e n. 3 perché usano i vestiti per un tempo veramente molto limitato, dato che crescono alla velocità della luce; oppure lo uso per dei capi di cui so già in anticipo che avranno una breve carriera.
Kate Middleton è la principessa del reciclo e del risparmio nel vestiario
In effetti, a mio avviso, è inutile spendere tanto per vestiti da scuola e/o da gioco e dover sempre stare attenti a non rovinare questi vestiti. I bambini, almeno i miei, devono sentirsi liberi di fare i bambini nei loro panni è tendenzialmente scelgo per loro anche un low cost arricchito da accessori.
D’altro canto, ci sono stati due effetti serra per me e il mio ricorso al low-cost:
Effetto #mariekondo: grazie al suo metodo per mantenere la serenità nel proprio guardaroba basato sul #decluttering si compra meno ed in modo più mirato.
Effetto #amazon: l’esperienza della comodità di fare shopping dal divano di casa riduce il fatto di andare in negozio fisicamente. Non a caso numerosi brand low-cost hanno fatto la scelta di vendere solo on line, in primo luogo #fashionnova, il più googlato e cresciuto del 600% nel 2018, che ha raggiunto questi pregevoli risultati senza una sfilata, senza strategie di marketing tradizionali bensì ingaggiando testimonials quali #kyliejenner e #cardieb.
Il low cost, in conclusione, è ancora vivo e vegeto ma sta cercando nuovi luoghi e nuove modalità.
Io, a 40 anni, trovo ancora divertente poter comprare senza troppe preoccupazioni per il portafoglio senza esagerare e riempire l’armadio di cose inutili ma con intelligenza.
Il cambio di stagione del guardaroba: temutissimo da tutti, perché richiede tempo ed energia, ed è anche un notevole spreco di fatica. Io ho smesso di fare il cambio degli armadi dopo aver letto la #kondo e il suo #magicopotere 😃 si può fare in una famiglia di 5, per cui ce la possono fare tutti! Ho studiato 4 semplici idee di organizzazione per evitare il cambio di stagione: da ormai parecchi anni, quindi, mentre le mie amiche sprecano i weekend a mettere a posto i vestiti, io posso fare altro e, nel caso di cambiamenti di temperatura fuori stagione, ho sempre tutto a portata di mano, pronto all’uso 😃.
Creare un guardaroba in #palette per facilitare gliabbinamenti.
Innanzi tutto, con il passare dei mesi, impariamo ad acquistare solo i colori ed i capi che ci valorizzano. L’obiettivo è avere, per ciascun componente della famiglia, un guardaroba basico, con pezzi che si combinano tra loro in modo semplice per colore e stile, diviso in lavoro, tempo libero e sera.
Non eccedete in acquisti inutili, o in abiti da utilizzare solo una volta, a meno che l’occasione non lo richieda.
Ecco come fare in due passi:
Indossare tutto l’anno abiti in cotone 100%
A meno che abitiate in montagna, sarà sufficiente sovrapporre al cotone della lana 100%. Evitate i vestiti sintetici, che puzzano e fanno sudare, si rovinano e si sformano presto.
Il cotone è fresco d’estate e caldo d’inverno, e aiuta a non dover mai più fare il cambio armadi.
Vestitevi a strati: i top di cotone si abbinano a cardigan o pullover di lana, che ci tengono al caldo senza farci sudare o puzzare.
Perfetti per stare in ufficio o nei luoghi pubblici, in cui possiamo coprirci o scoprirci a seconda del caldo che sentiamo.
A fine stagione, regalare o buttare via quello che non serve o non ci entra i o non ci piace più.
Prima di fare un nuovo acquisto, regalate o gettate via un abito vecchio o che non usate mai.
Laregola è: una cosa entra, una cosa esce.
Inutile tenere l’armadio pieno di vestiti che non useremo mai: senon usate quel vestito da più di sei mesi, quel vestito non vi serve. Via, aria, spazio libero!
Avere l’armadio libero vi permette di tenere più in ordine, avere subito a portata di mano i vestiti che vi stanno meglio, evitare faticosissimi cambi armadio in cui dovete tirare giù tutto quello che sta davanti, per capire cosa c’è dietro.
A maggior ragione questo vale per i bambini, che di stagione in stagione crescono: regalate subito una maglietta troppo corta. inutile tenerla nell’armadio fino all’anno prossimo, occupando spazio utile per altro.
Piegate bene i vestiti, teneteli in ordine, non gettate tutto alla rinfusa nell’armadio.
Esistono sistemi di impacchettamento dei vestiti molto utili. #sheldon e #youtube insegnano 😃.
Senza ordine non si va da nessuna parte, diceva mia nonna.
In poche parole:
usate i cassetti solo per intimo, sciarpe, pigiami. Se lo spazio lo permette, appendete invece pantaloni, top, cardigan e tutto ciò che deve restare ben stirato per essere indossato subito.
Basterà fare una scelta razionale ora ed alla prossima stagione vedrete che svolta!
La festa di nascita è stata per tutte e tre le mie piccole iene il primo evento dove hanno conosciuto amici e parenti.
Come per tutte le cose, avere le idee chiare su cosa si vuole evita buona parte dello stress.
Per tutto il resto, propongo una fantastica scaletta, che è più quella che ho seguito lavorando 6 ore al giorno, facendo 100 km al giorno e senza trasformarmi in una iena isterica.
Darsi un tempo. Trattandosi di bambini piccoli, la primavera/estate è meglio sia per la quantità di vestiti di chi è festeggiato inversamente proporzionale alla sua probabilità di ammalarsi, sia per delle temperature gradevoli, salvo imprevisti, che consentono uno sfogo decompressivo agli invitati.
Scelta padrino/madrina/Chiesa, noi l’abbiamo saltata, anzi quella di padrino/madrina l’abbiamo fatta col ♥️ e non ancora comunicata 😃,. Aspettiamo una bella occasione adatta. Comunque se la scelta è da fare inseritela nella scaletta.
Scelta della location. Da valutare attentamente per evitare contrasti, in modo che sia in linea con il #mood voluto. Noi abbiamo scelto un agriturismo informale e raffinato (come noi), immerso nel verde, con un allestimento sui colori del rosa e panna. Se volete dare un’occhiata: https://www.klanjscek.it/.
Abiti per la famiglia. Per le occasioni in cui non c’è obbligo di dress-code, a mio avviso, è meglio restare se stessi. Noi abbiamo scelto in negozi normalissimi: #h&m, #terranova, #rinascimento, #brums per la baby festeggiata (con due cambi al seguito in caso di incidenti).
Confettata. Da noi era particolarmente attesa, è stata allestita in una zona appartata e suggestiva, la stessa poi dedicata alla torta, rispettando i colori guida scelti ed arricchita con la scritta in polistirolo alimentare (perché contenitore di confetti anche). Su #amazon ne troverete una per ogni preferenza.
Per la torta, https://maritani.it/ perché noi abbiamo una passione spassionata per il dolce e devo dire che le alte aspettative sono state attese.
Per le bomboniere, volevamo un oggettino che fosse un ricordo ma anche riutilizzabile, per cui abbiamo optato per una #tortadibomboniere di cornici rosa e panna con la foto della baby 3, nel bigliettino l’augurio del padre alla figlia in #blow.
Per concludere, sei dritte universali:
Less is more. No a strafare. Le cose semplici vengono meglio.
Menù di poche portate, a misura di sonnellino di bambino.
Fatevi aiutare dal personale della location per allestire. Conosce meglio il posto.
Da #klanjscek, pollaio e terrazzo sono state attrazioni naturali per gli invitati under 13. Personalmente io non amo forme di intrattenimento artificiali per i più piccoli, ma è una mia scelta e qualcosa ci deve essere.
Il giorno dopo ringraziare sempre, tutti. L’educazione rilascia un profumo di pulito.
La felicità è passare tre giorni a Barcellona con la adolescente unicorno ed il supereroe figlio n. 2. Tre giorni esclusi i giorni di arrivo e partenza che sono sempre giorni spezzettati.
In tre giorni, è impossibile vedere tutto ma questo viaggio è il nostro primo viaggio da grandi e dopo un anno di sacrifici e limitazioni.
E allora sogniamo perché non si vive di solo pane, ci vogliono anche i tulipani.
Il sogno è iniziato a casa quando abbiamo scelto cosa fare, dato che il tempo era limitato e Barcellona ricca di cose da fare e vedere.
La mattina abbiamo scelto di fare i turisti ed il pomeriggio di rilassarci in spiaggia, che devo dire ha entusiasmato gli animi in misura inaspettata.
Giorno 1 dedicato a #gaudi: tra tutte le sue opere abbiamo scelto di approfondire #lapedrera. Ho acquistato i biglietti tramite il sito di #civitatis per evitare le lunghe code in entrata e, arrivando alle 10 del mattino, che per uno spagnolo è prestissimo, la folla non c’è.
La Pedrera, Gaudì, Barcellona
Dopo questa incentavold bagno nella bellezza coadiuvato da una audioguida disponibile in varie lingue, ci siamo diretti verso la #sagradafamilia, a pochi minuti a piedi, che abbiamo scelto di vedere da fuori per i numerosi cantieri interni che finiranno nel 2026. Sulla via dell’albergo, breve sosta a #casabattlo. La scoperta della giornata? Vedere che Gaudì si ispirava per le sue costruzioni agli scheletri dei crani di animali, come la capra, o visualizzava un drago come facciata di una casa sul corso principale della città.
Giorno 2: visita del Barrío Gotico con Umberto di #civitatis. Una visita entusiasmante e particolare con un’ottima guida in italiano per noi ma si possono scegliere altre lingue. Abbiamo scoperto che Barcellona nasconde ferite, doni ed infiniti aneddoti.
Giorno 3: #Campnou. La adolescente unicorno ed il medio supereroe sono maniaci di calcio, da grandi con altissima probabilità faranno i cronisti sportivi, quindi per loro era una tappa obbligata. Anche in questo caso abbiamo acquistato tutti i biglietti on line sul sito ufficiale.
Il motto del FC Barcellona è quantomeno entusiasmante:
Sentimento non si regala,
ma tutto il resto sì!
A parte i soldi che mirano a spillarti per tutto ( vendono anche l’erba dello stadio..), il giro anche virtuale è stato carino e ci ha portato ovunque,.
Ogni pomeriggio lo abbiamo trascorso in spiaggia, in una atmosfera easy e rilassata che ho trovato solo qui finora. Abbiamo mangiato cioccolata s churros vista mare dopo infiniti bagni ghiacciati e fatto shopping come se non ci fosse un domani.
Per dormire abbiamo usato #bernishouse e come luogo dove mangiare preferito abbiamo designato #robedetapas.
Per concludere: la felicità è un viaggio e vale sempre la pena di partire!