Questo film non è una vera e propria biografia, un biopic, come si dice ora:
È una favola nera in cui la principessa non viene salvata, ma trascinata nel baratro.
Ana de Armas fa vivere una versione immaginaria di Marylin.
Questo vuol dire che la sua vita viene decostruita e ricostruita fino a diventare qualcosa in più, un simbolo di come la bellezza, la sensualità e le fragilità vengono trattate.
Tutti vogliono un pezzo del corpo di Marylin, spettatori compresi. Una bambola serve per giocare, per abbellire i letti delle case altrui.
Marylin vive in balia del suo corpo, ne è ostaggio, in balia di uomini bestiali o uomini fantasma assenti.
Il contrasto tra Ana de Armas, mora, sicura di sé fino ad essere spavalda, e Norma/Marylin, bionda e fragile, percorre tutto il film.
Alla fine, Norma se ne va per lo stordimento dovuto ad alcool e droghe, e con lei se ne va anche Marylin, forse era questa l’unica ribellione che si è concessa.
E Ana? Lei non scompare mai. In un’intervista ha dichiarato: Io sono stata Marylin per 9 settimane è stato terribile, esserlo stata per 36 anni deve essere stata una cosa aberrante.
Si dice che provare disagio sia comunque positivo perché serve a rendersi conto della distanza tra dove siamo e dove vorremmo essere.
A volte, tuttavia, in alcune magiche circostanze, capita di essere proprio dove vorremmo essere. E quando capita avvertiamo una tale sensazione di pienezza, di nutrimento che è magia.
Non so a voi, ma quando faccio quello che amo mi brillano gli occhi e il tempo diventa leggero e soffice, diventa un tempo solo presente e senza distrazioni. Quando faccio quello che amo sono e mi sento intera.
E le persone intere le riconosci.
Fare quello che amiamo si differenzia dal non sbagliare o non fallire mai. Nessuno è esente dalle sconfitte. Andate a curiosare qui sotto e troverete nomi inaspettati, che hanno avuto carriere ed intuizioni incredibili. Eppure, anche loro hanno avuto i loro momenti di buio e non sono partiti a 20 anni già sicuri del fatto loro. La vita è fatta di alti e bassi per tutti.
Quale è il loro Quid in più?
Le persone intere possono essere artigiani, operai, professori, cantanti, chef, baristi, contadini. Possono condurre esistenze normali o stravaganti; possono trovarsi dall’altra parte del globo terraqueo o essere seduti accanto a noi. Quando li vedi li individui immediatamente: sono in pace con se stessi e con l’universo, emanano gratitudine e benessere, e stare con loro è un piacere ed un arricchimento senza fine.
Le persone intere sono le mie preferite e a volte mi è successo di incontrarle. Di altre ho visto film o letto la storia. E sono tutte storie che hanno un tratto comune: ad un certo punto della loro vita, non necessariamente da giovanissimi, i protagonisti hanno capito quale era la LORO strada, non la più comoda o quella che garantiva il quieto vivere della famiglia, ed hanno avuto il coraggio di seguirla. Bisogna raccontare queste storie per tenere a mente che
Il tuo tempo è sempre quello giusto.
Io
Io amo raccontarmi e raccontare la biografia di Misty Copeland, étoile della Danza e volto conteso dalla Moda.
Misty Copeland ha vissuto in squallide stanze di motel americani talmente la sua famiglia era povera. Misty ha cominciato a studiare danza solo durante l’adolescenza: non ha cominciato a tre anni in baby tutù rosa. Eppure, nella desolazione della sua infanzia, volteggiando tra un patrigno e l’altro e con abiti logori e di quarta mano, lei ballava. Senza scuole, senza concorsi cui partecipare:
ballava per se stessa, non per dimostrare qualcosa agli altri.
“La danza è stata la mia via di fuga dal brutto quartiere in cui abitavo, dalla stanza di motel in cui vivevo ammassata insieme ai miei fratelli, dal non avere neanche assicurato un pasto caldo la sera. …Quando sono arrivata a New York hanno iniziato a dirmi che non ero giusta per la danza classica. Parlavano del corpo, del peso e delle proporzioni. Ma quello che intendevano è che avevo il colore della pelle sbagliato….Quando sono sul palcoscenico, chiunque mi guardi riconosce se stesso dentro di me. Che sia uomo, donna, nero, bianco, magro, grasso, cattolico, musulmano…».
Proprio stamattina, mentre bevevo il caffè, ho letto di Pierfrancesco Favino, l’attore che adesso interpreta di tutto, che ha dichiarato: “Fino ai 35 anni ho faticato a fare questo mestiere con continuità, non mi sceglievano. Poi si vede che mi è venuta la faccia giusta e adesso mi scelgono per tutto”.
E se avesse mollato? Evidentemente ci ha creduto che Quella era la sua Strada. Questo è il pizzico di convinzione che fa la magia.
Dicono che quando si muore si fa un salto nella pienezza, per chi è già intero questo salto è un po’ più breve.
Resta la speranza di poter perseguire anche noi la NOSTRA strada perché il premio in palio è veramente interessante: sono due occhi che brillano.
Vuoi o non vuoi con Diletta Leotta bisogna farci i conti.
Volto di #dazn, la bionda presentatrice sportiva piace molto agli uomini ed anche alle donne, incuriosite dal suo stile in fatto di alimentazione e sport e dalle sue scelte sentimentali, che riempiono i siti di gossip e le bacheche social.
Diciamo che, se avete una figlia adolescente con scarsa consapevolezza dei miracoli della crescita, potete raccontarle la storia di Diletta come favola della buonanotte, producendo prove empiriche di quello che andate proclamando a gran voce:
Se poi avete, come noi, un figlio n. 2 Aspirante Chirurgo Plastico, il gioco è fatto!! D’altronde se la scienza ci può aiutare perché essere così retrogradi?
Curioso come scettici e negazionisti spariscano di fronte a questi miracoli fondamentali per il benessere non tanto e non solo della umanità intera quanto di #instagram 😇
Cit. Me stessa.
Diletta poi, che quanto a faccia tosta non necessita ritocchini, ha tenuto a Sanremo 70 un monologo sull’importanza di invecchiare e di accettare le proprie imperfezioni.
Per concludere, siamo nel 2021 e diciamo che a me non piace farmi prendere in giro e credo che ognuna faccia del proprio corpo ciò che meglio reputi opportuno. Per cui, con le dovute premesse, scendiamo nel dettaglio dei beauty look di Diletta Leotta:
La forma del corpo appare anche troppo a clessidra. Nella vita reale onestamente non ho mai incontrato persone con questa forma così pronunciata. In ogni caso Diletta Leotta la valorizza con abiti aderenti e gonne fascianti.
Praticamente mai indossa i capi oversize che a volte anche Irina Shayk sfoggia. La Diletta nazionale sceglie sempre e comunque il super fit, anche se ha il ciclo. O forse ha fatto un piccolo ritocchino anche a quello. Però per Diletta Leotta l’aderenza è uno dei Diritti Inalienabili dell’Uomo, altro che uguaglianza!
E voi? Cosa ne pensate? Avete copiato il suo taglio di capelli scalato? O il make-up con occhi allungati e rossetto rosso? Fatemi sapere 📌, qui sotto nei commenti.
I costumi di #lalaland, il celeberrimo film con Emma Stone e Ryan Gosling sono stati tutti ideati da zero dalla costumista Mary Zophres, in accordo con la regia di Damien Chazelle.
Il concetto base è che il film avesse un piede nel mondo contemporaneo e un piene nostalgico nella vecchia Hollywood
Cit. M. Zophres
Questo è il filo conduttore di tutta la pellicola, come testimoniano i continui richiami scenografici:
Ad un certo punto, Mia, la protagonista, mostra a Sebastian, Mr Gosling, la finestra da cui si sono affacciati Ingrid Bergman e Humphrey Bogart in Casablanca. E scusate se è poco.
Poi, a sinistra, la parete nella camera della protagonista dove fa da sfondo un ritratto enorme di Ingrid Bergman.
Tornando ai costumi, sono stati decisi in modo preciso e con stretta aderenza al copione:
il primo vestito doveva essere blu, di ispirazione ovviamente hollywoodiana e non troppo scollato.
Le linee semplici ed il tessuto brillante e setoso fungono da trait-d-union, ossia da filo conduttore, di tutti i vestiti della protagonista. Questo è chiaro esaminando gli ulteriori disegni di questi abiti dai colori densi e brillanti.
L’idea del giallo era già nei progetti della costumista che, tempo prima, ammirando Emma Stone sul red carpet con un look giallo limone aveva pensato:
Emma è tra le poche attrici a riuscire ad indossare il giallo Versace con grazia ed eleganza.
Il resto è storia.
Cosa vogliamo aggiungere su questo colore meraviglioso? Color Tramonto 🤩, in grado di riprendere ed esaltare il cielo sullo sfondo. Meraviglia pura.
Non è tanto l’aspetto del vestito a fare la magia, quanto il bel colore.
In tanti hanno amato questi abiti e li hanno riprodotto ed indossati. Chiaro segno che si era colpito nel segno dell’immaginario collettivo.
Quando la relazione tra Mia e Sebastian finisce, in concomitanza si spengono anche i colori: nel balzo nel quinquennio successivo la aspirante attrice veste in total black con accenni di bianco. Mentre nella scena finale, quando i due ex innamorati si interrogano, chiedendosi: “ E se avessimo resistito e fossimo restati uniti ed insieme?”, qui abbiamo un ampio abito bianco, il non-colore. Tutto è finito. Anche la danza stregata dei due Amanti.
Il tocco british nei vestiti e nel maquillage sono opera delle professioniste Amy e Sidonie Roberts che aderiscono in modo impeccabile al repertorio della Casa di Windsor, quella vera.
Lady D è dipinta come un’anima pura, veramente innamorata del suo Carlo, nonostante Camilla onnipresente ed i tradimenti.
I colori dei suoi vestiti sono solo suoi, la sua palette è solo sua a simboleggiare la contrapposizione Diana- Windsor: celeste, bianco panna arricchito da ricami multicolor, rosso e bianco, rosso e nero con cappelli sempre più presenti e sempre più stilosi.
Il suo caschetto con le punte sbarazzine detta legge negli Anni ‘80.
The Queen Lilibeth conquista con la sua palette da donna che avrebbe molto preferito la vita in The countryside ai riflettori della vita di corte. In privato i suoi abiti richiamano la campagna inglese e la natura, mentre nelle occasioni pubbliche sfoggia ovviamente il Royal Blue ed uno spettro cromatico decisamente brillante.
Inutile dire che Diana oscura tutti. Con la sua spontaneità e verità sbaraglia ogni concorrenza ed è inevitabile tifare per lei e sperare che, almeno sullo schermo, la Regina dei Cuori indimenticata ed indimenticabile abbia il suo Happy End.
Chissà quante soddisfazioni di stile avrebbe regalato al mondo insieme ai suoi splendidi figli che ha saputo instradare sulla via della verità e della coerenza con se stessi.
La nuova serie “La Regina di Scacchi” è al primo posto nella classifica dei più visti di Netflix.
Lo stile vintage Anni ‘50 e ‘60 della protagonista vi incanteranno.
Un connubio insolito che sta conquistando molti quello tra scacchi e stile: la giovane e dotata protagonista Elizabeth sfoggia un guardaroba che in realtà richiama nelle fantasie geometriche proprio quel mondo di nerd in cui la ragazza si fa largo a colpi di pedine e cavalli. Le mise sono spesso bicolor, bianche e nere, a riprendere i colori costituenti di quel terreno di gioco che è la scacchiera.
Il suo stile si evolve, cade e si rialza con Elizabeth: dalla terribile zona d’ombra dell’orfanotrofio dove impara non solo gli scacchi ma anche la dipendenza da alcool e psicofarmaci.
I suoi outfit diventano empre più raffinati episodio dopo episodio: abiti a trapezio, cappottini bon ton, dolcevita e gonne a pieghe super chic segnano il corso della sua ascesa non esente da discese negli abissi di dipendenze è psicosi, il tempo della moda anni 60, con pezzi che sembrano usciti dal guardaroba di Jackie Kennedy nel periodo d’ oro della First Lady.
Tutto è estremamente curato tanto da meritarsi una Mostra virtuale al Brooklyn Museum accessibile a tutti.
Tra vestiti ed arredamento, la serie è una fonte preziosa di ispirazione per chi ama il vintage, come me. Quello in compagnia di Elizabeth che gioca e vince a scacchi è stato uno dei pomeriggi più belli di questi ultimi mesi, soprattutto per il messaggio di resilienza trasmesso in un modo così grazioso e raffinato: le passioni, se le rispettiamo, ci migliorano sempre.
Vestali della figaggine della Upper Middle Class Made in USA, le cinque donne protagoniste di #biglittlelies hanno ognuna il proprio stile impeccabile
che riflette ciò che stanno vivendo.
Madeline
Madeline alias #reesewhiterspoon è la bellezza tipica californiana in formato mignon: veste in stile retrò con ampie gonne e cardigan d’altri tempi nei toni pastello che le si addicono. In crisi con il secondo marito più figo d’Oltreoceano, lo riconquista, dopo una serie di bugie non proprio piccole, indossando il suo vestito da sposa in modo discinto per cambio taglia e ballando spontaneamente: uno dei momenti più coinvolgenti della seconda stagione.
Bonnie
La yogi Bonnie punta tutto sull’ #oversize ingentilito solo a tratti con dettagli etno chic..
Forse la costumista della serie vuole suggerirci che ha qualcosa da nascondere?
Renata
Renata è una parvenue, si è guadagnata la rispettabilità che danno i soldi quelli veri, affrancandosi da un passato di povertà. Il marito, con tante e meschine bugie, perde tutto al gioco e la tradisce con la baby sitter dietro remunerazione. Renata è sul lastrico e reagisce con outfits tutti firmati con borse iconiche, che ostentano lusso ed opulenza, quello che non ha più.
Celeste
Celeste aka #nicolekidman, ha un look basic e di alta qualità, come il suo personaggio: mai eccessivo, neanche nelle condizioni peggiori. Quando meno te lo aspetti diventa audace e determinato, come in tribunale contro una magistrale Meryl Streep in un tailleur di alta sartoria.
Jane
Jane è una madre single dopo una violenza, quindi, comprensibilmente, ha un armadio di capi pratici che non vogliono apparire. Nell’ultima stagione, grazie ad un percorso di consapevolezza, adotta uno stile vintage di stampo californiano.
E tu? Chi ti assomiglia di più tra le Five Monterey Woman?
Una serie TV che passano su Sky, ambientata in uno spregiudicato mondo newyorkese di squali finanziari, dove le regole sono poche ed incerte.
Come ben sapete, io sono dipendente dalle serie TV e le guardò tutte, di ogni genere e nazionalità, senza stancarmi e senza perdere il filo della trama di nessuna di esse.
Il mondo delle Donne della serie è forse il più variegato ed all’avanguardia mai visto su uno schermo piatto, dominato da tre figure principali: Lara, Taylor e Wendy.
Lara è la ex moglie di Axe, una leonessa che non permette a nessuno di metterle i piedi in testa e mancarle di rispetto, neanche a lui, il che per Axe è un’eccezione.
La sua immagine rafforza questi concetti: il biondo platino dei capelli la rende algida e sicura di sè; i suoi outfits da donna manager puntano su forti contrasti cromatici (blu imperiale-bianco-nero), mentre al di fuori del lavoro veste come la classica e tradizionale moglie e madre americana seppur di upper class: ampio spazio, quindi, a camicie a quadri e jeans, nonché a bluse anni ’70 e pantaloni in tinta.
Un look eterogeneo e vario, come il suo personaggio che vive in scenari diversi in cui si comporta e segue valori diversi: da manager consapevole di valere a figura materna rassicurante e paziente con i suoi figli e con l’ex marito, bambinone maggiorenne e megalomane.
Poi incontriamo, Taylor Mason, primo caso di attore e personaggio gender free nella storia della TV. Taylor è un giovane genio tech del vivaio di Axe. La sua immagine è del tutto asessuata: capelli rasati a zero, camicia, cravatta, pantaloni dritti e lisci, giacca o cardigan neutrali nel colore e nella forma.
Infine, troviamo Wendy Rhodes, la life coach dei ricchi. Il suo look da femme fatale resta inalterato dentro e fuori l’ufficio, impersonificando una delle donne più complicate del mondo delle serie TV: è contemporaneamente sincera e calcolatrice; amichevole ed ammiccante; personale e professionale. Il concetto alla base della sua immagine è, come afferma il suo stesso personaggio:
Dentro di noi, c'è sempre un altro che non conosciamo
I suoi colori sono il nero ed il blu scuro per tubini con spacchi e scollature ed abiti fascianti, intervallati da qualche camicia bianca ogni tanto. Il suo make-up molto burlesque: colorito chiaro, occhi e bocca in evidenza con abbondante uso di eye-liner e rossetto rosso. I capelli, di un bel castano scuro, scendono sempre dolcemente fluenti e liberamente sciolti e fluidi, in contrasto con la sua estrema rigidità nei rapporti interpersonali, soprattutto in ambito extra-lavorativo.
Non so se lo sapete ma in casa nostra siamo appassionati di serie TV e The Big Ben Theory è godibile per tutta la famiglia a parte alcune battute piccanti ma troppo sottili per essere colte dai nostri Under 18. Forse solo l’adolescenza metà unicorno intuisce qualcosa ma insomma l’ironia di questa sit-com non è mai volgare per cui possiamo guardarla tutto insieme in tranquillità.
In sintesi, abbiamo visto tutte le puntate di tutte le stagioni per cui i protagonisti sono gente di famiglia per noi e, di conseguenza, so bene cosa dire in merito allo stile delle donne della serie: Amy, Bernadette e Pennie.
Amy di The Big Ben Theory
Amy è la cervellona sfigata ed emarginata che prende i suoi vestiti dal guardaroba della nonna, ma senza farsene un complesso, anzi. La postura volutamente ingobbita contribuisce a raggiungere il risultato finale. Grazie alla amicizia acquisisce sicurezza e la femme fatale che nasconde dentro esce sempre di più allo scoperto.
Il massimo del glamour lo raggiunge nella puntato del Ballo di Fine Anno che il gruppo di nerd organizza sul tetto del grattacielo dove vivono.
Per l’occasione del ballo, Amy indossa un elegantissimo abito da sera celeste carta di zucchero con copri spalle abbinato: il monocromatico è il massimo dello stile che padroneggia ed, infatti, il make up degli occhi richiamo lo stesso colore.
Nelle altre puntate, al contrario, sceglie improbabili righe orizzontali, mise antiquate in materiali e colori tristi e sciatti, contrastanti con la sua brillante carriera professionale, durante la quale indossa un camice, che si rivela un sollievo per gli occhi.
Bernadette Rostenkowsky alias Bernie The Girlie
Anche lei è una Donna di grande successo nel lavoro e, come emerge più volte nel corso della serie, guadagna molto più di Howard, il suo uomo.
Nel look punta al contrasto tra un aspetto angelico di piccola bambina bionda ed un carattere dispotico ad alti livelli. Non a caso è la mia preferita.
Al contrario di Amy cura molto i capelli, sempre arricciati e cotonati e, mentre l’amica è sempre abbottonata, lei evidenzia sempre il generoso décolleté con vestitini da Lolita e coprispalla corti che evidenziano il seno.
Penny, la Bonazza.
Lei è la Star femminile di The Big Ben Theory: la ragazzotta che sogna di fare l’attrice ad Hollywood.
Al principio si veste da Sex Bomb svampita con abiti scollati e jeans strizzati da cheer leader un po’ anni ’90, in seguito, nel momento in cui abbandona gli obiettivi cinematografici per un lavoro reale, il suo stile matura: i capelli diventano corti e meno da bambolona e gli abiti più di stile e meno orientati a catturare lo sguardo maschile.. e quello di Amy.
Ilary Blasi comincia come letterina a Passaparola per poi costruire una professionalità e diventare una delle professioniste più apprezzate della TV.
Al principio il suo look è da self-made, fresco e sbarazzino, in linea con la sua giovane età. I capelli sono biondo scuro e le forme bambinesche e morbide.
Andando avanti nella sua vita e nella sua carriera, Ilary acquisisce sicurezza e un’immagine più caratterizzata da mises audaci e che mettono in risalto i suoi punti di forza: pancia super piatta e viso angelico.
Per perdere l’aria tipicamente romana, di ragazza formosa ed iper appariscente, opta per un taglio carré sfilato e schiarisce di molto i capelli.
Da notare come sa sapientemente sminuire i suoi punti deboli (se così si può dire), vestendo longuettes sotto il ginocchio che la slanciano, grazie anche alle scarpe col tacco nella stessa tinta che abbina.
Nell’edizione 2013 delle Iene azzarda, invece,mix di colori e textures che qualche volta sono poco apprezzate.
Mentre al #gf2016, presenta sempre biondissima ed elegantissima in black and white.
Come sempre, Ilary è una di noi: qualche volta perfetta ed altre meno, ma con il suo viso da bambola ingentilisce anche l’outfit più triste, cosa che non a tutti riesce.