Jackie Kennedy ovvero come essere un’ icona di stile


Il periodo Jackie Kennedy.

Quando si pensa allo stile di Jackie Kennedy Onassis si pensa soprattutto al suo guardaroba da First Lady, iconicosin dal primo momento. 

Giacche corte in tinta unita e gonne svasate al ginocchio. Tailleur pastello accompagnati da cappelli pillbox coordinati. Abiti dalla linea ad A, spesso smanicati. Guanti lunghi e corti, immancabili. Décolletée dal tacco medio. E meravigliosi gioielli, preziosi e sobri.
Ogni dettaglio era studiato accuratamente. Ogni abito pensato e scelto in base all’occasione in cui doveva essere indossato. Un look caratteristico spesso firmato Oleg Cassini, designer americano incaricato ufficialmente da Jackie di creare il suo guardaroba da First Lady tra il 1961 e il 1963. Ma non solo. Nell’armadio di Jackie c’erano capi ChanelGivenchyBalenciaga. Il suo era un amore per il gusto e per la moda europei, soprattutto francesi, che le procurò spesso critiche di mancato patriottismo dal popolo americano. Basti pensare che era firmato Chanel anche il tristemente noto tailleur rosa da lei indossato durante il tragico assassinio di JKF.

Il periodo Jackie Onassis.

Ma non è stata solo la fase da First Lady degli Stati Uniti a renderla un’icona assoluta. 
Alla fine degli Anni 60 e nei 70, infatti, durante il matrimonio con l’armatore greco Aristotele Onassis, Jackie O’ cambiò molto il suo modo di vestire, pur mantenendo la stessa eleganza.

Il suo stile si fece più rilassato, pratico, specialmente quello della vita quotidiana, lontana dagli eventi mondani. Trench e cappotti lunghi presero il posto delle giacche corte.

pantaloni flared diventarono quasi una divisa. Così come dolcevita e persino i jeans. Mentre in vacanza al mare i capi prediletti diventarono gonne fluide al polpaccio, magliettetubini leggeri e pigiami palazzo. Capi classy, quindi, ma la tempo stesso semplici, che lei sapeva portare con una grazia unica. Una grazia che la distingueva inevitabilmente da tutte le altre donne.



Quale il segreto di tanto stile?

Quello che colpisce di più dello stile di Jacqueline Kennedy Onassis è l’uso magistrale degli accessori. Complementi al look che diventano protagonisti e simbolo della sua eleganza. Sono questi gli anni in cui Jackie comincia a portare occhiali da sole dalle lenti oversize, tonde o squadrate. E che acquista in mille varianti la sua adorata borsa a mezzaluna di Gucci, battezzata poi proprio con il suo nome. I tacchi si fanno ancora più bassi per mocassini e décolletée a punta quadrata. Fino a sparire completamente in caso di sandali infradito di cuoio, come quelli che amava comprare a Capri. Cinture preziose spiccano in vita su casacche jacquard en pendant con i pantaloni. E splendidi foulard di seta stampata firmati Hermèsed Emilio Pucci vengono avvolti intorno alla testa. Andando a creare una figura iconica che diventerà quasi un’ossessione per il pubblico dell’epoca e che conserva il suo fascino ancora oggi.

Le 5 famiglie che dettano la Moda.

Noi in Italia abbiamo i #ferragnez: condividiamo con loro la vita quotidiana, la sala parto e perfino il momento beauty in cui si fanno la maschera.

Che piacciono o meno questi influencers hanno fatto in modo che tutta la loro vita e, di conseguenza, anche la loro famiglia, diventino fonte di ispirazione e tendenze per tutti.

Questo fenomeno non è nuovo e si immette in una tendenza globale ampiamente sfrutta dalle #Kardashian e dalla ex #spicegirl posh Victoria Beckham e tribù annessa.

Anche noi nel nostro piccolo siamo a Social Family.


Ma procediamo con ordine in base al numero di followers:

  • The winners are: Kendall and Kylie Jenner.
Le sorelline Jenner.
Notate anche voi la somiglianza tra Kendall e Emrata? Andranno dallo stesso chirurgo?
  • I genitori Beckham ed il primogenito Brooklyn.
La tribù Beckham al completo.

Emblema del POSH da sempre. Ossia del perfetto, del patinato ed alto borghese. Lui ex stella del calcio che si è reinventato stella della mutanda maschile per H&M; lei stilista, ex Spice Girl, la Posh più posh del mondo ed il figlio divenuto fotografo talentuoso per Burberry.

  • Cara e Poppy Delevingne
Ancora British Style from Delevingne Sisters.

Cara aveva temporaneamente abbandonata la carriera di modella per dedicarsi tout court alla recitazione; mentre Poppy ci ha deliziato con nozze e gravidanza da star dei social.

Del resto, avete visto la foto che ritrae la loro nonna con il recentemente scomparso re Filippo? No? Dovete assolutamente cercarla in rete perché è una cosa chicchissima.

  • Al quarto posto i figli di Will Smith: Jaden e Willow. Modelli per Louis Vuitton, tanto per cominciare.


Che foto di famiglia strepitosa!
  • Al quinto posto i fratelli #hadid: belli e gran lavoratori del Fashion. Sono modelli ricercati per bellezza e professionalità che hanno ereditato dai genitori, immigrati negli Stati Uniti in cerca di una vita migliore e più gratificante. Anche se i genitori si sono separati nel 2000, direi che il Sogno Americano si è ampiamente avverato con un patrimonio di 57 milioni di dollari.

E con la famiglia più bella del mondo, terminiamo questo excursus nell’Olimpo del Jet Set, tra bella gente e vita da social.

Ma chissà quanto di quello che vediamo sarà veritiero?

Meglio essere oggetto di chiacchiere, che non essere oggetto di nessuna chiacchiera.

Come diventare Audrey Hepburn

Aprite l’armadio e vediamo se si riescono a creare combinazioni alla Audrey.

Se volete appropriarvi di uno stile senza tempo e sempre appropriato: questo è il modo!

Dal mini abito rosa scelto per il matrimonio agli abiti più bucolici scelti dopo il ritiro nella sua casa Svizzera “ La Paisible “, al tubino nero di Givenchy che io uso come capo base da accessoriare in base all’occasione per determinarne la maggiore o minore formalità.

Primo Look: L’abito rosa del matrimonio di Audrey è perfettamente sostituibile dalla versione di #valentino in crêpe rosa pastello di lana e seta.

Mini abito rosa minimale e chic.

A completare il look ballerine bianche e collant bianco (non color gesso, please), reperibile anche da #Calzedonia.

Ballerine bianche by Jimy Choo.

La seconda proposta per avvicinarsi allo stile Audrey è l’abito bucolico. Perfetto per una gita in The Countryside.

Collezione P/E Bianca Balti

Arricchitelo con gioielli di pregio a contrasto e vi prego evitiamo di rovinare l’insieme con improbabili borse di paglia.

La paglia SOLO in spiaggia. #io

Per finire, il tubino nero.

Il signore dello stile. Il pezzo dei pezzi.

Il tubino nero by Givenchy.

Naturalmente il tubino soddisfa tutte le tasche e le preferenze in fatto di tessuti, per cui farete presto a scegliere il tubino che fa per voi.

Come sempre, la fase degli accessori è fondamentale: in base al tono più o meno alto e formale o allegro e scanzonato che si vuole dare all’outfit e a se stessi, andremo a scegliere scarpe e borsa consoni.

Da ogni persona che incontriamo possiamo imparare, da Audrey Hepburn possiamo imparare tanto sia a livello di stile che di portamento che di personalità.

Come mettere d’accordo bikini e dolci.

Pensate che bikini e dolci siano due strade parallele che non si incontrano mai?

Ne siete certi?

Nei favolosi Anni ‘50, Brigitte Bardot smentisce questa presunta verità assoluta incontrando e mangiando a tutte le ore il dolce più sensuale di Francia: la Tarte Tropezienne.
La Tarte Tropezienne, che allora era talmente nuova da non avere neanche un nome, si distingue e diventa il dolce identitaria della Costa Azzurra. Al contrario della Sachet Torte, timida e riservata, con la marmellata di albicocche nascosta al suo interno, la Tarte Tropezienne è sfacciatamente golosa e sensuale.

La Tarte Tropezienne in tutta la sua golosità.

La leggenda narra che il pasticciere slavo, Alexander Micka, giunto a Saint-Tropez nel 1955, preparava in una minuscola boulangerie-patisserie appena avviata, con passione il dolce la cui ricetta gli era stata tramandata da sua nonna.

Una brioche ripiena di due creme e ricoperta di zucchero.

Non lontano dai profumi di questa patisserie, Roger Vadim, regista francese di origini russe, arriva per girare il film “ E Dio creò la donna”, con cui lancia la moglie, #brigittebardot.

Brigitte è una dea con un ombelico che parla da solo e che offre agli occhi del mondo nella prima scena di cinema in esterno giorno dove si mostra un due pezzi.

La leggenda narra che la dea immanente della pancia piatta si innamori della Tarte Tropezienne, tanto da non volerne mai restare senza.

Brigitte: Datemi la mia Tarte Tropezienne!

La Tarte Tropezienne e B.B. si assomigliano: zucchero su zucchero.

La Tarte strasborda di crema, è come il bikini trabocca di Brigitte.
Il dolce identificativo della Costa Azzurra è una stella bionda, caotica ed esuberante. 

Il bikini è la simbolica ciliegina sulla Tarte Tropezienne.

Brigitte Bardot mangia tonnellate del dolce cui lei stessa darà il nome di Tarte Tropezienne e conquista le masse con il suo bikini.

Scacco matto alla morale bigotta Anni ‘50 dal suo erotismo fresco e sfacciato.

La torta di Saint-Tropez ed il bikini celebrano una sensualità nuova ed indulgente, che attrae ricoprendosi di zucchero.

Brigitte Bardot, con la sicurezza dei suoi vent’anni, compie una vera e propria Rivoluzione Copernicana, grazie a cui la donna gode del suo corpo e della sua Tarte de Saint-Tropez in un impeto di felicità da polisaccaride.

Per concludere, la Brigitte Bardot Philosophy è tuttora attuale: uno stile ottenuto senza sforza né struttura e mangiando tonnellate di un dolce che farebbe perdere fascino a chiunque, tranne che alla Dea del Bikini.

Da allora la boulangerie di Alexandre possiede un brevetto e rifornisce con il suo celeberrimo dolce i palati più esigenti di Francia, mentre il bikini è ovunque.

E come direbbe B.B.:

Se non hanno fantasia che mangino brioche e indossino tanga.

Il buon gusto del cattivo gusto: ⭐️

La sempre cara mi fu quest’ermo colle, Coco Chanel ha sostenuto fino alla morte la sua convinzione del Meno è Meglio, invitando a fare questo gioco prima di uscire: guardarsi allo specchio e togliere ancora una cosa.


Si tratta della sottile Arte della Sottrazione.

Qui dentro si poteva entrare sovraccarichi solo di perle. La porta della dimora di Coco al Ritz Paris, dove visse per 34 anni.

Non tutti siamo uguali, però, e la moda è un grande gioco che permette a tutti di esprimersi e di essere a posto con ciò che si è.

Io

Accanto a chi ama l’essenzialità e la sottrazione, troviamo gli amanti del di più, del troppo, dell’Addizione e della stratificazione.

C’è un mio caro amico, siciliano di nascita e nomade italico per necessità, che pratica questo stile da sempre e con successo. Nel senso che lui è così e risulta autentico nei panni che ha scelto di abbinare e vestire. Abbina con disinvoltura tweed e fucsia, occhiali appariscenti e coppola sicula, pantaloni gialli larghi e blazer da ufficio.

Uno stile decisamente sopra le righe. Come è lui.

Sul piano collettivo, un esempio calzante di quello di cui si discorre è #irisapfel. Il suo motto è More is More and Less is Bore, ovvero Più è più e meno è noioso.

La sua immagine risulta sempre carica di mix audaci e di stampe sovrapposte e mescolate ed iperaccessoriata. C’è chi approva e chi meno ma per chi ama spingersi ai confini del mondo e di sé è un valido esercizio, quello di sovvertire le regole, almeno qualche volta, e mandare a riposo le regole sui colori da abbinare e il bon ton.

I ricconi non vestono così bene come quelli che si devono dare da fare, come chi deve mettere a frutto la propria inventiva. Parola di Iris.

L’importante è essere autentici perché limitarsi a comprare ed abbinare lo sanno fare tutti e, con un po’ di pratica o lasciandosi consigliare, riesce a tutti ma raccontarsi e piacersi e farsi vedere per quello che si è, quella è un’altra storia che implica consapevolezza e maestria e leggiadria.

E voi come siete? Perfettini o stravaganti? Bon ton o vi piace mixare?

Evoluzione e beauty look di Diletta Leotta ⭐️

Vuoi o non vuoi con Diletta Leotta bisogna farci i conti.

Volto di #dazn, la bionda presentatrice sportiva piace molto agli uomini ed anche alle donne, incuriosite dal suo stile in fatto di alimentazione e sport e dalle sue scelte sentimentali, che riempiono i siti di gossip e le bacheche social.

Diciamo che, se avete una figlia adolescente con scarsa consapevolezza dei miracoli della crescita, potete raccontarle la storia di Diletta come favola della buonanotte, producendo prove empiriche di quello che andate proclamando a gran voce:

Guarda Amore Mio di figlia 15 enne!! Un giorno mangerai una mela avvelenata e ti sveglierai così!

Se poi avete, come noi, un figlio n. 2 Aspirante Chirurgo Plastico, il gioco è fatto!! D’altronde se la scienza ci può aiutare perché essere così retrogradi?

Curioso come scettici e negazionisti spariscano di fronte a questi miracoli fondamentali per il benessere non tanto e non solo della umanità intera quanto di #instagram 😇

Cit. Me stessa.

Diletta poi, che quanto a faccia tosta non necessita ritocchini, ha tenuto a Sanremo 70 un monologo sull’importanza di invecchiare e di accettare le proprie imperfezioni.

Per concludere, siamo nel 2021 e diciamo che a me non piace farmi prendere in giro e credo che ognuna faccia del proprio corpo ciò che meglio reputi opportuno.
Per cui, con le dovute premesse, scendiamo nel dettaglio dei beauty look di Diletta Leotta:

  • La forma del corpo appare anche troppo a clessidra. Nella vita reale onestamente non ho mai incontrato persone con questa forma così pronunciata. In ogni caso Diletta Leotta la valorizza con abiti aderenti e gonne fascianti.
Onestamente cara la mia Diletta Leotta in certi casi vale l’adagio popolare: Anche un po’ meno che sei phiga lo stesso.

Praticamente mai indossa i capi oversize che a volte anche Irina Shayk sfoggia. La Diletta nazionale sceglie sempre e comunque il super fit, anche se ha il ciclo. O forse ha fatto un piccolo ritocchino anche a quello.
Però per Diletta Leotta l’aderenza è uno dei Diritti Inalienabili dell’Uomo, altro che uguaglianza!

Credits @dilettaleotta Instagram.

E voi? Cosa ne pensate?
Avete copiato il suo taglio di capelli scalato?
O il make-up con occhi allungati e rossetto rosso?
Fatemi sapere 📌, qui sotto nei commenti.

Norman Hartnell: lo stilista delle regine.


Non mi piace la semplicità; è la negazione di tutto ciò che è bello.

N. Hartnell

Questa frase è la sintesi del pensiero di Normann Hartnell, lo stilista della Casa Reale inglese.

Lo stilista dei ricami, dei dettagli, degli abiti da sera e da sposa.

Recentemente, Beatrice di York, in occasione del suo matrimonio con Edoardo Mapelli Mozzi – tenutesi lo scorso 17 luglio – ha scelto un abito vintage, creazione del couturier risalente al 1961 regalatele dalla nonna, la Regina Elisabetta II.

Beatrice di York

Elisabetta II lo aveva indossato per una cena di Stato a Roma, poi nel 1962 per l’anteprima cinematografica del film di David Lean ‘Lawrence d’Arabia’ e, infine, allo State of Parliament Opening del 1967.

Regina Elisabetta II

Il talento di Norman Hartnell si palesò da ragazzino: assisteva ai musical del West End di Londra, poi, una volta a casa, ridisegnava con gli acquerelli gli abiti ammirati sul palco. Di conseguenza, fu naturale cominciare la sua carriera come costumista – mentre studiava Lingue moderne – per il Cambridge University Footlights Dramatic Club.

Il suo talento fu notato dalla stampa e da allora il suo successo non si arrestò più.

Realizzava abiti anche per le attrici di Hollywood – come Vivien Leigh e Marlene Dietrich – e per tantissimi film, tra cui Suddenly, Last Summer(1959) nel quale vestì Katharine Hepburn.

Katharine Hepburn in Suddenly, Last Summer (1959).


Elisabetta II commissionò a lui gli abiti più importanti della sua vita: quello del matrimonio con il Duca di Edimburgo e quello dell’incoronazione. 

Elisabetta II vestita per la Sua Incoronazione.

Le sue crinoline ispirarono anche #dior, ma a causa di scelte personali e finanziarie sbagliate arrivò alla rovina finanziaria.

Si dice che ogni stilista crei immaginando di vestire una Donna Ideale.

Se per #versace, si trattava di Donatella, sua sorella, per Sir Hartmann era lui stesso nelle vesti di Miss Kitty, il suo alter ego donna. In privato, infatti, amava vestirsi con le sue favolose creazioni ed in particolare con gli abiti da Red Carpet.

E sarebbe tutto accettabile se non avesse messo a capo della propria azienda un uomo dalle dubbie capacità imprenditoriali da cui era passionalmente soggiogato.

Mai mescolare soldi e ❤️, Sir Hartmann.

Quello che lascia sono degli abiti splendidi, per grandes entrées, in cui tulle e ricami la fanno da padrone.

Sarto di tre regine britanniche.

Di duchesse e grandi attrici.

I suoi abiti fanno parte della storia della moda e della Storia con la S maiuscola.


Il tulle ricamato di Hartmann
Modello stile kimono lavorato di Hartmann.

Muse ispiratrici: Simone De Beauvoir.

Simone De Beauvoir è un incontro che ricorderò per tutta la vita: il suo Memorie di una Ragazza Perbene ha cambiato il mio modo di pensare e vedere il mondo.

Il padre di Simone la reputava così intelligente da dirle che aveva “il cervello di un uomo” ed il suo mantra diventa:

Essere donna vuol dire

Essere un uomo come un altro.

Sdb

Se volete avvicinarvi al suo stile dovete scavare dentro voi stesse con quel potente bisturi con cui solitamente esaminate e soppesate parole, immagini ed omissioni altrui. Andate oltre le vetrine e le apparenze e sondate i vostri pensieri.

Prendete ad ispirazione questa mente straordinaria, originale, capace di andare oltre tutti gli stereotipi di genere e comportarsi secondo la sua essenza, senza adeguarsi a quello che la gente si aspetta per convenzione sia giusto e dignitoso fare. Guardiamo al suo rapporto con J-P. Sartre: ha lasciato che l’amore fosse semplicemente un sentimento, in continua evoluzione e cambiamento, lasciando cadere a terra definizioni ed aspettative, anche le proprie, che è la parte più difficile.

Simone De Beauvoir: foto da archivio personale.


Ha scelto di essere libera.

Nelle Lettere a M. Algren, scrive:

Quella che io sono oggi, lo devo per la maggior parte a lui.

Certamente, anche io, io l’ho aiutato ad essere chi è oggi.

Sdb

Questa estrema complessità mentale si ribalta in uno stile che ora come ora mi piace immaginare essenziale ma audace.

Tenete d’occhio questi stilisti:

Patrizia Pepe, capace di fare questo:

Chie Mihara:

Décolletés Mihara

E, per concludere, la proposta di Ann Demeulemeester ambiziosa quanto basica nelle scelte cromatiche:

Nel 2008, #marcjacobs disegna una collezione ispirata a Simone De Beauvoir per #louisvuitton, lasciandosi ispirare dalla sua libertà dai condizionamenti e dal suo amore per la vita.

Jane Fonda: un camaleonte iconico

Jane Fonda è sempre stata un’icona di stile: dallo stile di Barbarella agli attuali completi Balmain.

Una donna camaleontica che passa con disinvoltura dall’essere un’attivista politica ad una delle guru dell’aerobica senza perdere nulla del suo fascino naturale.

Guru del Fitness


Ragazza della porta accanto con un’aria molto parigina
Lady sofisticata

#janefonda non ha mai avuto paura di giocare e sperimentare con la propria immagine.

Nei primi Anni ‘60 è la perfetta American Girl in jeans e maglietta, ma basta un film con il regista francese Roger Vadim, che poi sposerà e da cui avrà la figlia Vanessa, per trasformarla in una star da croisette.

Una delle epifanie di capelli di Jane: dalla chioma lunga e bionda allo shag alla Keith Richards.

Negli Anni ‘70 abbraccia l’attivismo politico e negli anni ‘80 la cultura del corpo sano e tonico, sulla base del motto di Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti: “La rivoluzione comincia dai muscoli”, alias:

Il cambiamento comincia da un’azione che coinvolge il proprio corpo.

Tutte queste vite coesistono in lei, l’una comprende l’altra come una Matrioska di stili e personalità.

Stile Francia à pois.
Cammello e nero: abbinamento perfetto.
Una splendida signora sul red carpet.

Come sarebbe un mondo di Dis-Armonia.

Si può parlare di colori in chiave di scelte consapevolmente disarmoniche e contro corrente.

Partiamo dal caso concreto: io sarei una castano media tendente al cenere, mi sento me stessa con i capelli neri che cozzano con una carnagione chiarissima.

E va bene così.

Con i miei colori naturali sono più armonica e senza contrasti, ma non sono io, mi percepisco in disordine e a disagio senza il colore di capelli nero che prediligo consapevolmente.

Marylin Monroe al naturale e bionda platino.

Il look da pin-up di Marylin funziona solo da bionda. Perchè?

Perché così i colori ed i contrasti utilizzati in questo tipo di immagine risaltano maggiormente. Da castana Marylin è intensa e dolce, da bionda è una bambolina bionda, che è l’immagine che voleva dare di lei o almeno quella che trainava la sua carriera.

Altro esempio: Kloe Kardashian.

L’evoluzione di Kloe Kardashian dagli inizi ad oggi.

Che dire? Kloe ha fatto scelte radicali e sicuramente ha cambiato personal trainer e parrucchiere ed è andata contro la sua natura di Donna castano Scura con carnagione chiara (Estate pura come Kate Middleton) per migrare verso una immagine di bellezza californiana con capelli finto naturalmente ondulati ed abbronzatura marcata ed esaltata da olio ed illuminante. È credibile? No, ma ottiene l’effetto di differenziarsi nettamente dalle sorelle e di guadagnare una sua propria identità. Per cui le sue scelte sono corrette dal punto di vista del suo scopo finale.

Tutto va bene in relazione al risultato che vogliamo ottenere.

Dita Von Teese: sembra un’altra persona!

Quando un personaggio ha un’immagine così iconica, si fatica molto a vederlo in altri panni. Dita von Teese è appunto un personaggio. Non sarebbe lei se tornasse al suo biondo e abbandonasse i rossetti rossi. Certo, si vede che il suo non è un look naturale, ma il fine giustifica i mezzi. Anche se i capelli sono troppo scuri ed il look è poco naturale nell’insieme, ma è assolutamente credibile e bella così!

In conclusione, incontriamo rare eccezioni in cui la personalità o il personaggio che si interpreta, sono più forti dell’armonia naturale dei colori. In questi casi non si può fare riferimento all’armocromia in modo completo, ma la propria stagione andrà rivista, la palette andrà aggiustata per adattarla ai colori meno naturali che scegliamo e che ci fanno sentire più a nostro agio.

La figlia n. 1 ad esempio, ormai adolescente, è una Autunno scuro. Detesta il colore rosso che la fa sentire strana e che, ciononostante, le sta benissimo. Abbiamo aggiustato la sua palette mettendo qualche puntino di rosso qua e là ed optando per rossi-Viola che le piacciono di più.

La palette va intonata alla personalità.

Ma se vi fate rosse, magari si consiglio del parrucchiere e vi vedete brutte; se vi guardate allo speccchio senza convinzione, se mettete i rossetti rossi ma vi sentite Moira Orfei al suo debutto al circo, se non volete stravolgere il vostro look ma volete apparire al meglio in ogni situazione, da quella formale a quella informale, allora l’armocromia è la chiave, diciamo il porto sicuro da cui partire solo dopo aver imparato a padroneggiare la vostra palette.

Indipendentemente dalle scelte sulla vostra immagine, consiglio a chiunque, perché anche Madonna ne ha bisogno e si affida ad esperti, di fare una consulenza del colore: una volta stabiliti i colori che naturalmente ci valorizzano, abbiamo le carte in mano per scegliere cosa accettiamo e cosa scegliamo di cambiare in base al nostro gusto personale ed alla nostra personalità.