Vanilla Sky. Penelope Cruz o Cameron Diaz?

Vanilla Sky è una pellicola del 2001, reboot USA di uno splendido film spagnolo: Abre Los Ojos. Questa è la prima frase che sentirete all’inizio del film: Apri gli occhi. Ed è Penelope Cruz as Sophia a pronunciarla nell’orecchio dell’uomo che si è follemente innamorato di lei nell’arco di una notte.

Per tutta la durata della visione sembrerà di fare dentro e fuori dello specchio di Alice nel Paese delle Meraviglie: non saprete mai con certezze se siete nella realtà onirica o in quella effettiva ed è questo il bello.

Merito da attribuirsi anche alla colonna sonora: Rem ( di cui già il nome rimanda alla realtà onirica), Peter Gabriel, Paul Mccartney, Radio Head. On line la trovate completa.

La trama è questa: Cameron Diaz realizza che sta perdendo il trombamico Tom Cruise, letteralmente caduto ai piedi della super-cigliata Penelope Cruz. E, in ragione di questo, lo uccide, coinvolgendolo in quello che si trasforma nel di lei suicidio, pur essendo partito come tentato omicidio ai danni di lui.

Recentemente l’ho rivisto dopo anni ( la prima volta è stata in un cinema sloveno in lingua originale dopo un aperitivo lungo). Stavolta ero a casa sul mio fido scudiero il divano 😃 Meno avventuroso, ma molto piacevole lo stesso.

La riflessione che ne è nata è stata questa: chi vogliamo essere nella realizzazione della nostra vita? Cameron Diaz o Penelope Cruz?

Penelope, che tra l’altro aveva appena cominciato la sua storia con Tom all’epoca, interpreta Sofia: di una bellezza autentica, semplice. Andiamo a casa sua (nel film) e ne capiamo interessi e passioni. Passioni sue e basta, interessi che vanno oltre quello che può essere conquistare un uomo. Una donna che fa perdere la testa  perché in grado di auto-amarsi con uno stile che le corrisponde.

Sophia

Mentre Cameron Diaz è Julie, una ragazza stupenda che si costringe sempre e forzatamente in uno stile arrapante. Gli uomini li attira ma senza costruire un vero rapporto, per cui ottiene solo di inseguire, senza che nessuno insegua lei.

Julie

Entrambe, Sophia e Julie, sono belle, rivali in amore, anche se Sophia non è neanche consapevole di questa lotta, e così dovrebbe essere sempre: il passato dovrebbe scomparire di fronte ad un sentimento vero. Sophia non insegue nessuno, mentre Julie cade nella trappola di volere a tutti i costi chi la fa sentire sbagliata e non abbastanza.

E allora, al di là del magico film che ci fa compiere un giro intorno al mondo tra verità e sogno e solo alla fine squarcia il velo di Maya, per citare Schopenhauer, a mio avviso la sua visione ci mette davanti ad un’evidenza: se lui insegue lei e tu insegui lui ma nessuno insegue te. Parcheggiati. Fatti una vita tua di interessi e pensieri. E di meglio arriverà. 

 

Pretty Woman mi ha devastata 💰👄

OPretty Woman, film del 1990, rappresenta la favola contemporanea della ragazza povera, bella e zoccola salvata dal mix potere unito a bellezza e shackerato con i soldi.

Le sue basi concettuali mi fanno orrore: la natura, lei, e la cultura, lui, che si salvano reciprocamente ed a turno.

Lui la porta una volta all’opera ed apprende l’eleganza. Lei ha un due scleri e insegna a lui l’empatia.

Sei in ritardo.
Sei bellissima.
Non sei più in ritardo.

Come detto, il concetto mi fa orrore. Eppure è il mio film preferito, ogni volta che lo replicano io resto lì, incollata allo schermo, ipnotizzata dalla favola fino alla fine. Ogni volta che lei a letto lo bacia in bocca per la prima volta io piango e non smetto, piango fino alla fine.

Ti Amo.

Ma perché amo #prettywoman mio malgrado, sempre, in tutte le stagioni della vita, e comunque?

L’ho visto almeno in tre lingue, di cui due non originali. La più bella con amici, davanti ad uno schermo da cinema a Parigi, distesi su un plaid con il cielo della Ville Lumière a fare da sfondo. Conosco tutte le battute a memoria.

Eppure e lo so, come so di essere io, continuerò a guardarlo nei secoli dei secoli, anche in punto di morte.

Di recente ho scoperto che #asos, in collaborazione con il marchio originale #hunzag, vende on line l’abito iniziale, quello da mignotta per intenderci, nella sua versione iniziale: top bianco unito a mini in tessuto sintetico da un anello dorato; ma in tre varianti di colore: nero, rosso e blu navy (quello del film).

Party Fragole e Champagne

 

Dammi solo un nome, solo uno, di una che ce l’ha fatta.
Vuoi un nome? Tu vuoi un nome! … eccomi, ecco il tuo fottutissimo nome: quella gran culo di Cenerentola!

L’ abito è in vendita solo per le clienti britanniche del sito ed attualmente ( ho appena controllato) è nuovamente sold-out e come potrebbe essere altrimenti per un outfit che è entrato nella Storia del Cinema al pari del vestito bianco con allacciatura americana e svolazzante di Marylin?

Chissà magari in un imprecisato tempo after Panza sarà mio.

Se non posso avere la favola, ne vorrei almeno le sembianze 😜.

Chiamami col tuo nome by Guadagnino

Questa settimana è tutta mia e della mia panzallaria che cresce poiché la mia quattordicenne unicorno ed il mio piccolo supereroe passano una settimana al mare con il padre. Ne approfitto tornando la mia me senza figli e facendo quello che solitamente mi è precluso, tipo andare a vedere un film non cartone animato e non della Disney 😂😂😂😂😂.

Ieri pomeriggio, quindi, mi sono autoregalata un cinema d’éssai, una pellicola  che inseguo da quando il mio amico più caro ha incominciato a tesserne lodi sperticate e a dirmi che dovevo andare assolutamente a vederlo. In Friuli il cinema d’autore ha una distribuzione limitata per cui ho dovuto aspettare la Rassegna estiva #sergioamidei per poterlo vedere.

Il film è “Chiamami col tuo nome”, ti adattato dal romanzo di André Aciman omonimo e sceneggiato da James Ivory, non esattamente l’ultimo degli stronzi.

Finalmente ieri in un fresco completo di lino nero con micro borsa 👛, con all’esterno 40 gradi mi sono gustata un film magico, che riesce a toccare senza retorica quel punto del cuore in cui sono riposte quelle estati idilliche fatte di ozii e sole, vissute, se siamo stati fortunati, da ragazzini.

Elio, colto e diciassettenne, si innamora di Oliver, americano e sfrontato, sullo sfondo di una imprecisata Italia del Nord anni Ottanta. Si innamora contemporaneamente di lui e di questa provincia italiana naïve e splendente.

Elio&Oliver

Ho visto nella storia narrata un inno alla generosità sentimentale e guardandolo sono tornata a quel momento, proprio quello lì, quando per non soffrire oltre, ho deciso che a nessuno mai più avrei dato il mio cuore. Il momento in cui ho iniziato ad innalzare il muro, che ha fatto crac solo sei anni fa ❤️. E ho capito perché il mio più caro amico era sicuro mi avrebbe toccato: perché lui ha assistito all’innalzamento del muro e ai casini che dal muro sono nati e voleva poeticamente dissuadermi dal farlo ancora. E ce l’ha fatta.

Ci sono svariati motivi per correre a vedere questo film:

– una colonna sonora raffinata ed interessante, un sapiente mix di #berté e pezzi colti;

– assenza totale di poracciate sullo schermo, nonostante gli anni Ottanta in Italia siano stati la saga del cattivo gusto.

E poi c’è IL motivo che mi sta più a cuore di tutti: il discorso di Mr Perlman Senior. È stato un dono inaspettato.

Recita: “Quando meno te l’aspetti, la Natura riesce ad individuare il nostro punto debole … Nella tua condizione, se provi del dolore, coltivalo… Asportiamo così tanto di noi stessi per cercare di guarire prima, che quando poi arriviamo a trent’anni siamo già finiti, ed ogni volta che ricominciamo con qualcun altro abbiamo sempre meno da offrirgli.

Ma costringersi a non provare niente per non provare niente – che spreco!

Elio assorbe tutto in silenzio: ” Ricorda, i nostri corpi e i nostri cuori ci vengono dati una volta sola… Adesso c’è il dispiacere ed il dolore. Non ucciderlo, perché assieme ad esso se ne andrebbe anche la gioia che hai provato”.

Queste parole dette da un padre “illuminato” sono poesia. Avessi avuto anche io una guida nel momento nefasto in cui decisi di mettere sotto chiave anima corpo e cuore al solo e unico scopo di non sentire di nuovo quel dolore, avrei attraversato il tunnel della sofferenza, perché bisogna attraversarlo, non puoi prendere scorciatoie, ed avrei compreso lì che dolore e felicità viaggiano in tandem e che rifiutare l’uno, mette in stand by anche l’altra. Vivere il dolore, senza nasconderlo in cantina, è l’unica strada per la consapevolezza. Adesso, dopo una separazione, due figli e una vita da ricostruire un pezzo alla volta lo so perché la vita di prima, sempre lì nel mezzo, senza sbalzi, senza curve non era degna di essere vissuta e questo film ne è la prova provata.

Grazie al mio più caro amico per sapere sempre anche a tanti chilometri ed anni di distanza quali cose mi fanno bene e piangere allo stesso tempo. Io in quel cinema sono andata da sola, eppure un pochino mi è parso ci fosse anche lui, il mio più caro amico, come quando andavamo al cinema il mercoledì sera, a prezzo ridotto, ai tempi dell’università.

Forse lui è il mio Mr Perlman e, proprio in virtù di questo, sapeva che questa opera di ingegno e cuore avrebbe colto nel mio segno.

Consiglio a tutt* voi di andare a vederlo, se ne avrete l’occasione, e aspetto i vostri commenti.

NdR: al pomeriggio al cinema è seguito pomeriggio di lacrime a fontana, ma va bene così… il pianto pulisce.