Che rumore fa la felicità?

Cosa ci rende veramente felici?

Troppe volte sono gli stati d’animo negativi ad occupare più tempo ed energie del dovuto, eppure la sensazione di essere felici dovrebbe guidare pensieri, parole, opere ed ammissioni (di esserlo).

Come ho detto e scritto più volte, immergermi e circondarmi di bello, belle cose, bella gente, bei pensieri, mi riappacifica con il mondo ed è questa la mia Chic Therapy.

Poi viene la felicità che discende dalla consapevolezza di essere forte, sopravvissuta a varie difficoltà e vicissitudini di solitudine e sofferenza.

Una rara, per me, che sono social ma asociale, forma di felicità è la compagnia leggera e frivola che fa scorrere veloce il tempo di alcuni conoscenti. Notare bene: conoscenti, non amici, di cui ho una concezione molto personale ed elitaria.

La felicità per un lavoro fatto bene, da distinguere dall’aver fatto il proprio dovere che mi provoca poca soddisfazione. È qualcosa che va oltre il compitino: sapere di aver fatto bene qualcosa, vederlo vivere e funzionare e sapere di fare bene quella cosa lì. Questo mi rende felice.

Quando le giornate scorrono bene e riesco a spuntare le mie liste di cose da fare, con garbo e calma di vivere.

Poi c’è l’intuizione creativa. A volte succede questa magia: a partire da stimoli casuali: un frammento di discorso, una sensazione, un colore inizia a prendere forma una storia o il disegno di un vestito, che per me nasce già fatto e finito. Quando succede, è felicità.

Felicità di aver compreso un concetto. Il momento della cattura cognitiva.

Una delle mie preferite è la felicità di Cesare, quando il dado è tratto, la mia responsabilità è finita e posso abbandonarmi al flusso degli eventi.

L’ultima felicità sono le Mie Persone.

Mille di questi anni!

Da neomamma Ter quarantenne+, ci penso autonomamente a sentirmi vecchia ma, semmai avessi un attimo di distrazione, amici, parenti e conoscenti si incaricano di ricordarmelo 😃.

Sarà per questo motivo che mi ha particolarmente colpito l’etichetta di donne millennials di un gruppo di donne boss di #hollywood, delle donne talmente curate, forti e potenti che non ha senso applicare loro il concetto di età. Ebbene mi è suonato un concetto così rivoluzionario che delle donne che lavorano anche con il proprio aspetto siano libere di sentirsi “eterne”, millennials appunto, che è stata una scoperta che mi ha migliorato la giornata.

Da sempre una donna deve fare i conti con il tempo:

che sia quello del primo ciclo, quello mensile, la tinta da fare ogni determinate settimane, l’orologio biologico, l’appuntamento cadenzato al centro estetico, la menopausa,

fin da subito il tempo è a volte alleato più spesso avversario. Ebbene alcune tra noi lo hanno sconfitto.

E chi sono queste eroine millennials?

#juliaroberts, #reesewhiterspoon, #gwinethpaltrow, #jenniferaniston, #nicolekidman, in prima fila, seguite da molte altre, basti ricordare le super modelle anni ’90 apparse a celebrare @versace in passerella che hanno fatto la loro porc@ figura in mezzo alle ventenni.

Lasciarmi ispirare da cotanti modelli di forza, bellezza e femminilità, è stato entusiasmante. Perché anche io, nel mio piccolo, cerco di sdoganare pregiudizi e luoghi comuni e non mi sento certo di meno di altr* solo in relazione all’età.

Le favole quelle belle.

Io da piccola ho creduto a Babbo Natale fino all’ultimo, almeno fino ai 9 anni. Ci ho creduto a dispetto di ogni evidenza e nonostante qualche spifferata di bambini cresciuti anzitempo.

Io ci ho creduto anche quando ho trovato il Cicciobello nell’armadio grande. E quando sotto l’albero con le decorazioni multicolor anni ’80, il regalo era proprio quel Cicciobello ho cancellato ogni dubbio senza esitare.

Ci ho creduto.

Ci ho voluto credere.

Poi crescendo la vita ti mette di fronte alle sue aspre verità:

  • Mia nonna non sarebbe vissuta in eterno.
  • Il massimo dei miei desideri non sarebbe sempre stato la casa di Barbie.
  • Il primo amore finisce anche se è il primo.
  • Gli altri non porgono sempre l’altra guancia, anche se ci comportiamo sempre bene.

Ma anche se ogni volta mi ripeto che la prossima volta non ci cascherò, la favola successiva ha sempre una forza così magica e dirompente che non riesco a resistere.

E se credere nelle favole mi fa ridere, sorridere, sorprendere e vivere come una principessa, allora ne varrà sempre la pena.

L’avventura al Ballo delle Debuttanti è stata una favola favolosa, come respirare il mio ” vissero felici e contenti”.

Partecipare è stato molto cool e do la colpa a Cenerentola, Kate e Meghan se credo che un ballo e delle scarpette di cristallo siano garanzia di un happy end sicuro. È stato favoloso come una favola dall’appello senza tempo.

Lascio il link per partecipare al Ballo delle Debuttanti Calabria perché vale proprio la pena di essere protagonista di questa favola moderna che sintetizza in pochi giorni romanticismo, sorellanza, cultura, savoir-faire e solidarietà: htpps://www.associazioneapevco.com/ballo-debuttanti-calabria-1/ballo-debuttanti-2019/iscrizioni-regolamento/ .

Perché noi siamo le nuove principesse delle favole.

Chic Dream

Desperate neo mamma in 4 punti

Ogni mattina mi riprometto di seguire i consigli di #enzomiccio e #carlagozzi, ma poi devo arrendermi ai quotidiani ed imprevedibili ritmi da desperate neo mamma di tre iene ( il primo che dice : hai voluto la bicicletta? Vince un mappamondo ).

Questi ritmi richiedono appunto 4 capi must-have, #maipiusenza:

1 – La tuta: salvavita per ottimizzare i tempi per la sua versatilità. Si presta tanto ad improvvisati pisolini sul divano quanto a preziosi workout casalinghi per tornare in forma svolti tra un microsonno della baby n. 3 e l’altro.

2 – Pigiama caldo. Capo lontano dal sexy quanto Plutone dal Sole ma funzionale ad evitare una bronchite certa, alzandomi mille volte di notte per riposizionare il ciuccio dove deve stare. Ho varie sottovesti di raso ma giacciono nel cassetto, in attesa di tempi migliori.

3 – Scarpa comoda da infilare senza lacci per i subitanei picchi di mondanità ovvero quando devo scendere dall’auto per fare il bancomat o per prelevare il medio supereroe a calcio.

4 – Leggings mon amour. Rigorosamente neri, li infilo in 0,3 secondi mentre la iena piccola rotola sul letto, la adolescente metà Unicorno mi ripete latino ed il medio supereroe richiede la mia consulenza per fare il nodo alle scarpe.

Per il momento va così, sarei ipocrita a sostenere il contrario 😃 Sarà una fase da vivere appieno come sempre, del resto..

morto un outfit se ne fa un altro 😃.

Una mostra per caso

Chi ha detto che per vedere una mostra originale occorra andare lontano o spendere tanti soldi?

Ieri mattina, nel tempo che io e la piccola ci prendiamo per girovagare il mercoledì mattina, mi sono imbattuta in una mostra su L’Evoluzione del Costume tra il 1500 ed il 1900 con modelli spesso mutuati dalle più importanti collezioni private europee.

La mostra è stata allestita a cura di una signora, che immagino piccola e sorridente e che volontariamente eviterò di andare a stalkerare sui social per conservarne un’immagine di fantasia, la Sig.ra Lidia Facchin, una volta sarta teatrale ed ora in pensione ed insegnante per l’Università della Terza Età sede di Palmanova.

Io amo e rispetto profondamente questi abiti strutturati e che necessitano anche di una struttura sottostante per essere al meglio perché evidenziano un concetto a mio avviso spesso trascurato: il sotto determina il sopra; il sottostante, il visibile.

Volete dare un’occhiata con me?

Panoramica degli Abiti

Il fatto sorprendente è che tanta inaspettata meraviglia è ospitata in un centro commerciale: il Tiare Shopping di Villesse, ad esattamente 11 km da casa mia.

Che piacevole sorpresa !!

Abiti preziosi, bellissimi e frutto di tempo e voglia di migliorare dei loro fautori, frequentatori dei corsi organizzati dalla Sig.ra Lidia Facchin presso il polo universitario per la Terza Età di Palmanova.

Bramiamo cose eccezionali e spesso abbiamo la bellezza sotto il naso ed a portata di mano .

Nel tourbillon dei modelli proposti, ho ammirato in particolar modo un modello antesignano dell’abito sottoveste nero e rosa, arricchito da perle.

Tutte le strade portano a Chanel

Ma anche gli altri modelli hanno incantato sia me che la mia piccola n. 3, beatamente addormentata nel suo ovetto.

Questo il giro fatto da noi.

phighe senza calze in 4 mosse

In questo articolo parliamo solo dei casi in cui la prospettiva della giornata è quella di una permanenza all’esterno limitata, la temperatura al di sopra dello zero e nel caso in cui l’occasione sia di quelle speciali. Va da sé che nelle altre eventualità le calze sono indispensabili.

I miei trucchi per fare le phighe senza calze:

  • Ciclisti o calza tagliata di lunghezza tattica rispetto alla gonna, furbescamente indossati sotto. Di conseguenza solo la parte di gamba visibile agli altri è senza calze ed esposta al freddo.
  • Se le gambe sono en plein air   testa (in cui si trovano i principali nervi recettori del freddo), mani e piedi devono per forza essere sovra coperti. 
  • Stivali alti o #cuissardes con calzetto di lana, per la motivazione che abbiamo detto sopra, e che può arrivare alla caviglia, a metà polpaccio o al ginocchio.
  • Gambe ben depilate ed idratate perché, così facendo, le vere protagoniste sono loro 😜.

 

Essenziale è trovare il giusto equilibrio di lunghezze tra gonna e scarpe. 

Questo è possibile seguente la LEGGE dell’ELASTICO: ovvero se si allunga la gonna, si abbassa l’altezza della calzatura; mentre se la gonna è corta, la calzatura cresce di statura.

In conclusione, questi gli abbinamenti per non sbagliare:

– mini e cuissardes

– midi e biker boots, purché siano alti almeno fino alla caviglia, altrimenti l’effetto è grottesco, fidatevi.

– gonna lunga e sneakers o décolleté

– jeans o pantaloni culotte e slip-on.

Io ho sperimentato il look senza calze recentemente ovvero l’altro anno in occasione di un matrimonio d’inverno e spesso ai tempi in cui lavoravo in bar per mantenermi agli studi.

Vi assicuro che il risultato finale merita ed è un balsamo di autostima 😜.