La mascherina: un nuovo accessorio 😷

La Mascherina è l’effetto più visibile di questo nuovo tempo post Covid 19.

Un nuovo status symbol che rivela molto di chi le indossa: ci sono quelle ecosostenibili, quelle usa e getta, le mascherine addolcite da un ricamo e quelle con loghi noti.

Un modo per celarci al mondo (finalmente posso parlare da sola e cantare in auto al riparo da sguardi indiscreti) ed anche per dichiarare agli altri un qualcosa di noi. Come tutto quello che indossiamo, anche la mascherina parla di noi.

Nuovo look post-pandemia.

Già nel 1918, durante la pandemia della cosiddetta “spagnola”, la mascherina era diventata un accessorio accettato da tutti per proteggersi dal nemico invisibile.

Adesso è un accessorio obbligatorio attraverso cui comunicare in tempo di pandemia e un occasione di guadagno per le aziende di moda fortemente penalizzate dal lockdown. Non a casa Louis Vuitton nel nuovo sito produttivo texano, ha convertito la sua produzione a favore di queste, sfruttando a proprio favore questa inaspettata moda cogente.

La mascherina di #fendi in seta con il celebre monogramma in fascia di prezzo alta è andata in sold-out in una manciata di minuti e lo è tuttora.

Mascherina griffata.

La mascherina di #offwhite, il cui motto è: Il lusso a portata di mano, è quella più ambita dai teenagers ed è indisponibile da giorni, al prezzo di 95,00 $.

Mascherina con le frecce.

Anche la mascherina diventa fashion. E perché no?

Le mascherine colorate e con personaggi rassicuranti e carini, come Hello Kitty o i personaggi Warner Bros, ne attenuano la valenza di presidio protettivo e sdrammatizzano la necessità di indossarle per obbligo di legge. In linea di massima valgono le regole della Armocromia, evitando il Rosso in questo particolare frangente perché è IL colore dell’Emergenza.

Senza spendere follie, quelle colorate sono sicuramente un modo per avere un’immagine migliore rispetto alle mascherine verdi chirurgiche che sembrano trasformare il mondo in una grande sala d’attesa ospedaliera bianca, senza luci colorate.

È chiaro che tre mesi fa le mascherine medica ci hanno protetto e salvato ma, in vista di una ripresa di una vita che sia anche meglio di prima, quelle delle aziende di moda sarebbero da preferire.

Con la mascherina, risaltano gli occhi.

L’abito fa il monaco

å¢In questi giorni la prematura scomparsa di #sergiomarchione, l’Amministratore Delegato di FCA, mi ha fatto riflettere sulla sua scelta di vestirsi sempre nello stesso modo: pullover nero, da cui spuntava il colletto della camicia di preferenza a righe,  e jeans. Un look che tutti riconoscevano come suo.

Look che vuol dire: flessibilità.

Ma perché una persona che poteva permettersi di comprare tutto ha scelto di vestirsi sempre uguale?

Semplice: per distinguersi dalla massa. Questa sorta di divisa diventa un marchio immediatamente riconoscibile e, come abbiamo sentito e letto ovunque in questi giorni, Sergio Marchionne era una testa pensante di quelle toste, al di là dei giudizi di valore sul suo operato.

Ed il modo in cui il resto del mondo ci percepisce ha un enorme ripercussione sul nostro successo personale e professionale. Questa è la verità di partenza.

Avere un marchio di fabbrica, una propria immagine rende unici e vale per chiunque, non solo per i grandi leaders o managers o vips.

La storia insegna:

– Coco Chanel si vestiva sempre con la sua petite robe noir ed un filo di perle. 

– Steve Jobs si era fatto fare dallo stilista giapponese Issey Miyake una volta per tutte il quantitativo di lupetti neri che gli sarebbe occorso per il resto della sua vita.

Marck Zuckerberg ha in guardaroba di felpe e t-shirts in tutte le sfumature di grigio, altro che cinquanta, e jeans.

Tutti questi personaggi ricchi e prestigiosi e molto intelligenti mostrano una nuova ed in realtà sempre presente scelta: un modo di vestire quasi monastico, monocromatico ed internazionale.

Riflettendo su Marchionne, ho concluso che l’abito fa il monaco. E fa anche Coco, Jobs, Zuckerberg, Giorgio Armani ( con la sua t-shirt ed il suo pantalone tono su tono, dove il tono è o di blu o di nero), Albert Einstein ( il suo armadio era fatto di vestiti tutti identici) e tanti altri.

Cosa otteniamo creando uno stile nostro e seriale, una divisa nostra?

1. Siamo subito riconosciuti.

2. L’attenzione degli altri si concentra sulla nostra identità. Poiché l’outfit sarà sempre quello e tutti lo sanno.

Quali sono i capi che ci caratterizzano? Immancabilmente saranno quelli che ci fanno stare bene, che ci provocano sensazioni di agio e benessere.

Io ho cominciato a pensarci anche per una esigenza mia di purezza ed essenzialità.

Vorrei arrivare ad individuare una serie di capi che mi definiscono, da usare come base di stile, perché sento che il troppo storpia cosa comunichiamo all’esterno di noi, la nostra essenza.