Norman Hartnell: lo stilista delle regine.


Non mi piace la semplicità; è la negazione di tutto ciò che è bello.

N. Hartnell

Questa frase è la sintesi del pensiero di Normann Hartnell, lo stilista della Casa Reale inglese.

Lo stilista dei ricami, dei dettagli, degli abiti da sera e da sposa.

Recentemente, Beatrice di York, in occasione del suo matrimonio con Edoardo Mapelli Mozzi – tenutesi lo scorso 17 luglio – ha scelto un abito vintage, creazione del couturier risalente al 1961 regalatele dalla nonna, la Regina Elisabetta II.

Beatrice di York

Elisabetta II lo aveva indossato per una cena di Stato a Roma, poi nel 1962 per l’anteprima cinematografica del film di David Lean ‘Lawrence d’Arabia’ e, infine, allo State of Parliament Opening del 1967.

Regina Elisabetta II

Il talento di Norman Hartnell si palesò da ragazzino: assisteva ai musical del West End di Londra, poi, una volta a casa, ridisegnava con gli acquerelli gli abiti ammirati sul palco. Di conseguenza, fu naturale cominciare la sua carriera come costumista – mentre studiava Lingue moderne – per il Cambridge University Footlights Dramatic Club.

Il suo talento fu notato dalla stampa e da allora il suo successo non si arrestò più.

Realizzava abiti anche per le attrici di Hollywood – come Vivien Leigh e Marlene Dietrich – e per tantissimi film, tra cui Suddenly, Last Summer(1959) nel quale vestì Katharine Hepburn.

Katharine Hepburn in Suddenly, Last Summer (1959).


Elisabetta II commissionò a lui gli abiti più importanti della sua vita: quello del matrimonio con il Duca di Edimburgo e quello dell’incoronazione. 

Elisabetta II vestita per la Sua Incoronazione.

Le sue crinoline ispirarono anche #dior, ma a causa di scelte personali e finanziarie sbagliate arrivò alla rovina finanziaria.

Si dice che ogni stilista crei immaginando di vestire una Donna Ideale.

Se per #versace, si trattava di Donatella, sua sorella, per Sir Hartmann era lui stesso nelle vesti di Miss Kitty, il suo alter ego donna. In privato, infatti, amava vestirsi con le sue favolose creazioni ed in particolare con gli abiti da Red Carpet.

E sarebbe tutto accettabile se non avesse messo a capo della propria azienda un uomo dalle dubbie capacità imprenditoriali da cui era passionalmente soggiogato.

Mai mescolare soldi e ❤️, Sir Hartmann.

Quello che lascia sono degli abiti splendidi, per grandes entrées, in cui tulle e ricami la fanno da padrone.

Sarto di tre regine britanniche.

Di duchesse e grandi attrici.

I suoi abiti fanno parte della storia della moda e della Storia con la S maiuscola.


Il tulle ricamato di Hartmann
Modello stile kimono lavorato di Hartmann.

Muse ispiratrici: Simone De Beauvoir.

Simone De Beauvoir è un incontro che ricorderò per tutta la vita: il suo Memorie di una Ragazza Perbene ha cambiato il mio modo di pensare e vedere il mondo.

Il padre di Simone la reputava così intelligente da dirle che aveva “il cervello di un uomo” ed il suo mantra diventa:

Essere donna vuol dire

Essere un uomo come un altro.

Sdb

Se volete avvicinarvi al suo stile dovete scavare dentro voi stesse con quel potente bisturi con cui solitamente esaminate e soppesate parole, immagini ed omissioni altrui. Andate oltre le vetrine e le apparenze e sondate i vostri pensieri.

Prendete ad ispirazione questa mente straordinaria, originale, capace di andare oltre tutti gli stereotipi di genere e comportarsi secondo la sua essenza, senza adeguarsi a quello che la gente si aspetta per convenzione sia giusto e dignitoso fare. Guardiamo al suo rapporto con J-P. Sartre: ha lasciato che l’amore fosse semplicemente un sentimento, in continua evoluzione e cambiamento, lasciando cadere a terra definizioni ed aspettative, anche le proprie, che è la parte più difficile.

Simone De Beauvoir: foto da archivio personale.


Ha scelto di essere libera.

Nelle Lettere a M. Algren, scrive:

Quella che io sono oggi, lo devo per la maggior parte a lui.

Certamente, anche io, io l’ho aiutato ad essere chi è oggi.

Sdb

Questa estrema complessità mentale si ribalta in uno stile che ora come ora mi piace immaginare essenziale ma audace.

Tenete d’occhio questi stilisti:

Patrizia Pepe, capace di fare questo:

Chie Mihara:

Décolletés Mihara

E, per concludere, la proposta di Ann Demeulemeester ambiziosa quanto basica nelle scelte cromatiche:

Nel 2008, #marcjacobs disegna una collezione ispirata a Simone De Beauvoir per #louisvuitton, lasciandosi ispirare dalla sua libertà dai condizionamenti e dal suo amore per la vita.

Facial Yoga 🙅🏽‍♀️: meglio di un lifting!



Le star di tutto il mondo ne sono dipendenti. Il Facial Yoga è come una droga.

MA COS’È ESATTAMENTE?

Messo a punto ALLA FINE DEGLI ANNI ‘70 DA CATHERINE URWITZ, LO YOGA FACCIALE È UN MIX DI HATHA YOGA E ESTETICA e permette di evitare o quantomeno ritardare il ricorso alla chirurgia estetica.





QUESTA GINNASTICA FACCIALE PUÒ CONTRIBUIRE ED ELIMINARE LE RUGHETTE, IL CEDIMENTO CUTANEO E LE RUGHE PIÙ PROFONDE, CONFERENDO ALLA PELLE UN ASPETTO PIÙ MORBIDO E PIÙ GIOVANE.

Vi giuro che tempo fa, quando ancora si poteva andare in palestra, facevo esercizi vicino ad una bella signora di apparenti 50 anni, la quale in realtà ne aveva 65!! Il suo segreto? Lo yoga facciale.

Lo yoga facciale comprende una serie di esercizi che si fanno fare al viso tramite l’utilizzo delle proprie mani e facendo smorfia, i quali sono in grado di modificare gli inestetismi e tonificare i muscoli del viso per aiutare a far scomparire le rughe.
Il principio base è quello di sbloccare i muscoli nei punti in cui tendiamo ad accumulare tensioni, come le mandibole, le sopracciglia e la fronte, può limitare le espressioni del viso responsabili della formazione delle rughe.

Serie di esercizi base di Yoga Facciale.

Di solito trascuriamo il viso, concentrandoci solo sui muscoli da allenare con gli attrezzi.

Lo yoga facciale è il complemento ideale ai prodotti di bellezza a casa, un rinforzo positivo anti-età.

Differenza Prima e Dopo lo Yoga Facciale.

Ogni giorno di mattina, davanti allo specchio, prenditi cinque minuti da dedicare al tuo viso e vedrai che i segni del tempo spariranno.


E allora? Sei pronta al Facial Yoga?

The Crown: lettura in chiave fashionista della serie.


Il tocco british nei vestiti e nel maquillage sono opera delle professioniste Amy e Sidonie Roberts che aderiscono in modo impeccabile al repertorio della Casa di Windsor, quella vera.

Lady D è dipinta come un’anima pura, veramente innamorata del suo Carlo, nonostante Camilla onnipresente ed i tradimenti.


I colori dei suoi vestiti sono solo suoi, la sua palette è solo sua a simboleggiare la contrapposizione Diana- Windsor: celeste, bianco panna arricchito da ricami multicolor, rosso e bianco, rosso e nero con cappelli sempre più presenti e sempre più stilosi.

Il suo caschetto con le punte sbarazzine detta legge negli Anni ‘80.

Splendida Lady D.

The Queen Lilibeth conquista con la sua palette da donna che avrebbe molto preferito la vita in The countryside ai riflettori della vita di corte. In privato i suoi abiti richiamano la campagna inglese e la natura, mentre nelle occasioni pubbliche sfoggia ovviamente il Royal Blue ed uno spettro cromatico decisamente brillante.

Inutile dire che Diana oscura tutti.
Con la sua spontaneità e verità sbaraglia ogni concorrenza ed è inevitabile tifare per lei e sperare che, almeno sullo schermo, la Regina dei Cuori indimenticata ed indimenticabile abbia il suo Happy End.

Chissà quante soddisfazioni di stile avrebbe regalato al mondo insieme ai suoi splendidi figli che ha saputo instradare sulla via della verità e della coerenza con se stessi.

Un momento di spensieratezza tra Lady D e Carlo durante il Tour in Australia.
Lady Diana Spencer in Rosa.
Riconoscete l’anello di fidanzamento di Kate Middleton?

Fashion Regina di Scacchi

La nuova serie “La Regina di Scacchi” è al primo posto nella classifica dei più visti di Netflix.

Lo stile vintage Anni ‘50 e ‘60 della protagonista vi incanteranno.

Un connubio insolito che sta conquistando molti quello tra scacchi e stile: la giovane e dotata protagonista Elizabeth sfoggia un guardaroba che in realtà richiama nelle fantasie geometriche proprio quel mondo di nerd in cui la ragazza si fa largo a colpi di pedine e cavalli. Le mise sono spesso bicolor, bianche e nere, a riprendere i colori costituenti di quel terreno di gioco che è la scacchiera.

Il suo stile si evolve, cade e si rialza con Elizabeth: dalla terribile zona d’ombra dell’orfanotrofio dove impara non solo gli scacchi ma anche la dipendenza da alcool e psicofarmaci.

L’immagine Manifesto della nuova serie di Netflix

I suoi outfit diventano empre più raffinati episodio dopo episodio: abiti a trapezio, cappottini bon ton, dolcevita e gonne a pieghe super chic segnano il corso della sua ascesa non esente da discese negli abissi di dipendenze è psicosi, il tempo della moda anni 60, con pezzi che sembrano usciti dal guardaroba di Jackie Kennedy nel periodo d’ oro della First Lady.

Alcuni look interessanti da La Regina di Scacchi.


Tutto è estremamente curato tanto da meritarsi una Mostra virtuale al Brooklyn Museum accessibile a tutti.

Anya Taylor-Joy è Beth Harmon ne La regina degli scacchi, la serie rivelazione ora su Netflix

Tra vestiti ed arredamento, la serie è una fonte preziosa di ispirazione per chi ama il vintage, come me. Quello in compagnia di Elizabeth che gioca e vince a scacchi è stato uno dei pomeriggi più belli di questi ultimi mesi, soprattutto per il messaggio di resilienza trasmesso in un modo così grazioso e raffinato: le passioni, se le rispettiamo, ci migliorano sempre.

Jane Fonda: un camaleonte iconico

Jane Fonda è sempre stata un’icona di stile: dallo stile di Barbarella agli attuali completi Balmain.

Una donna camaleontica che passa con disinvoltura dall’essere un’attivista politica ad una delle guru dell’aerobica senza perdere nulla del suo fascino naturale.

Guru del Fitness


Ragazza della porta accanto con un’aria molto parigina
Lady sofisticata

#janefonda non ha mai avuto paura di giocare e sperimentare con la propria immagine.

Nei primi Anni ‘60 è la perfetta American Girl in jeans e maglietta, ma basta un film con il regista francese Roger Vadim, che poi sposerà e da cui avrà la figlia Vanessa, per trasformarla in una star da croisette.

Una delle epifanie di capelli di Jane: dalla chioma lunga e bionda allo shag alla Keith Richards.

Negli Anni ‘70 abbraccia l’attivismo politico e negli anni ‘80 la cultura del corpo sano e tonico, sulla base del motto di Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti: “La rivoluzione comincia dai muscoli”, alias:

Il cambiamento comincia da un’azione che coinvolge il proprio corpo.

Tutte queste vite coesistono in lei, l’una comprende l’altra come una Matrioska di stili e personalità.

Stile Francia à pois.
Cammello e nero: abbinamento perfetto.
Una splendida signora sul red carpet.

Lis Furlanis

Questo weekend abbiamo trascorso una piacevole mattinata visitando il back-stage dell’artigianato della moda italiana, grazie a #apritimoda, ovviamente nel pieno rispetto delle norme anti covid.

Siamo andati a Gonars, a casa di Lis Furlanis. Cristina e Massimo ci hanno accolto nella loro casa e nel meraviglioso mondo degli #scarpez friulani.

Facendo il giro del capannone con Cristina, la mente creativa di Lis Furlanis, che cura abbinamenti e tessuti, si percepisce di entrare in contatto con una persona che ha fatto del fare bene e del fare bello la propria filosofia pratica di vita.

Tante e prestigiose le collaborazioni con realtà vicine e lontane dell’arredamento (Arredamenti Moroso, Les-Ottomans), collaborazioni bidirezionali spesso in cui i materiali di scarto di queste aziende diventano scarpe che arricchiscono l’offerta di quelle stesse realtà produttive, e con privati da ogni parte del globo terraqueo, dalla California al Giappone.

Lis Furlanis: come si cuce la tomaia.

La storia di Cristina e Massimo, ideatori di Lis Furlanis, è semplice e di ispirazione:

senza risorse in seguito alla crisi del sistema manifatturiero del Basso Friuli, devono inventarsi un modo per sopravvivere e venir fuori da un momento buio senza soldi e prospettive.


La soluzione non è sotto il loro naso… ma sotto i loro piedi 😃.

Sono gli #scarpez della tradizione friulana, quella delle loro nonne e della loro terra.

Cit. Massimo

Una calzatura di nicchia e di élite, richiesta dal mercato ma che nessuno produceva. Lis Furlanis colgono al volo questa opportunità ed imparano l’arte dalle donne anziane del paese, dopodiché rielaborano il passato nell’ottica attualissima del riciclo, del riuso ecologicamente corretto e danno vita a calzature che sono pezzi unici nati dal design popolare e tornati al futuro.

Lis Furlanis: pezzi unici.

Lis Furlanis è la storia di un’intuizione vincente che nasce a Gonars e diventa globale.

I tessuti che facevano bella mostra di sé in attesa di diventare #scarpez provengono da ogni angolo del mondo e ognuno testimonia la sua storia: tessuti provenzali inaspettatamente vivaci e brillanti, tessuti africani in filati di Fiandra, fibre tessili acquistate nelle vie giapponesi riservare ai mercanti di stoffe.

Un mondo di stoffe.

Ascoltare e soprattutto toccare con mano il dietro le quinte di una realtà imprenditoriale ed artigianale di successo con un’anima allo stesso tempo antica e nuova è stato di grande ispirazione.

Lis Furlanis: il mondo ai tuoi piedi.

La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.

Albert Einstein

Sarei stata lì per sempre ad ascoltare aneddoti e chicche di filosofia pratica friulana, tanta bellezza e tanti insegnamenti.

La visita guidata è stata necessariamente breve, per dare modo ai vari gruppetti di persone di accedere, ma rivelatrice che percorrere nuove strade è possibile, sulle nostre gambe e secondo valori di rispetto ed amore per il lavoro che dà dignità senza toglierla.

Melania Trump: il Dress power 💪🏼

Melania è, per ovvie ragioni, tra le persone più fotografate al mondo. Con le sue mises fa concorrenza a Jackie per quanto è armoniosa ed impeccabile.

Peccato che l’espressività del viso non lasci spesso alcun beneficio del dubbio: la sua mimica facciale non delude mai, né nel bene né nel male.

L’apparizione a sostegno della seconda candidatura di #donaldtrump in verde militare denota che, oltre ad essere poco diplomatica quanto a linguaggio del corpo, Melania scopiazza idee e look dalle star.
Il tailleur in questione di #alexandermcqueen era già stato visto e notato indosso a #kaiagerber, seppur in una versione più fresca e meno Armata Rossa.

Melania in verde militare sembra un membro di una flotta aerea.

Il messaggio era chiaro e rivolto agli elettori di Trump, amanti di armi e divise. Votate LUI per continuare ad acquistare e detenere in casa armi con cui difendervi da presunti nemici.

Personalmente trovo Melania bellissima è una delle poche donne al mondo che può indossare tutto senza perdere la sua Fashion Allure e sicuramente sarà stata costretta dalla Ragion di Stato ad un simile outfit.

La preferisco in versione bon ton, come al Discorso di Inaugurazione della Presidenza:

Un abito celeste carta di zucchero che fa l’occhiolino alla First Lady Jacqueline Kennedy.

Sono sicura che Melania sia una donna estremamente intelligente e determinata come testimonia la biografia #melaniandme in uscita in settimana. Una persona che sa presenziare con un’immagine invidiabile, che parla varie lingue, dotata di buon gusto ed acume che alla domanda volta a metterla in difficoltà sulle infedeltà del marito, risponde:

Io so chi ho sposato.

Quante persone conoscete che possono dire altrettanto?

Nascere del sesso sbagliato.


Poniamo il caso concreto:

di una ragazza, una donna, nata per puro caso in una famiglia ricca, diciamo molto ricca, che decide di viaggiare, studiare, farsi i rasta, diventare secondo ufficiale sulla nave Ocean Diamond, parlare 4 lingue oltre la mia, guidare la nave di una ONG e salvare dei disperati da morte certa.
Non va bene.


Sono una donna, molto bella, mi piace il calcio, conduco fior fiore di trasmissioni sportive con grazia e competenza di chi ha studiato dizione, portamento, comunicazione e divento una presentatrice bella, ricca e spigliata. Conosco uno nel mio ambiente, anche lui alla fine di un matrimonio e passo alla storia come La Rovina Famiglie.
Così non si fa.

Sono una donna normale, non particolarmente avvenente, la mia famiglia è modesta per cui la mia istruzione si limita alle medie inferiori e vado a lavorare nei campi, divento una sindacalista a 15 anni, faccio carriera nell’ambito del Sindacato Braccianti, dove lavoro e lotto per una vita per i diritti degli ultimi, entro in politica, divento prima deputato e poi Ministro dell’Agricoltura e promuovo una legge che aiuti i braccianti agricoli, quello che un tempo ero io. Vengo criticata per i miei outfits.
Neanche così si fa.


Sono una giovane donna bionda, provengo da una famiglia benestante, una famiglia a maggioranza femminile, mia madre se ne è andata dalla casa paterna a causa della sua ambizione e non vi ha mai fatto ritorno, amo la moda e la bella vita, mi piace immortalare i miei look con foto e video, creo un blog con l’allora mio fidanzato, il blog ha un seguito mondiale, vengo invitata alle sfilate di moda a Parigi a 23 anni, adesso il mio account Instagram è seguito da milioni di persone, ho due società e collaboro con altre decine, il mio modo di fare marketing si studia ad Harvard, ho un patrimonio netto di 10 milioni di dollari, stipendio un considerevole numero di persone, ho un marito che sta a casa in quanto il suo lavoro rende meno del mio, un figlio, pure lui biondo con la doppia cittadinanza italiana ed americana ed una casa figa.
No, no e poi NO!


Sono una donna quasi anziana, una brillante giornalista, mi vesto consapevolmente senza attenzione, per adempiere alla funzione di coprirmi con t-shirt tutte uguali, nere o blu. Mi creo una divisa come Steve Jobs con i suoi maglioncini neri o il caro Marck, con le sue magliette grigie. Non ho tempo e voglia da dedicare a Trucco e parrucco. Ho una carriera invidiabile: ho raccontato la fine sovietica e l’inizio delle indipendenze balcaniche. Ero a Baghdad mentre veniva bombardata, negli Stati Uniti e adesso in Cina. Il mio tempo fuori dallo schermo è volto a dormire, sentire i miei cari dall’altra parte del mondo e documentarmi.
Non va bene. Faccio schifo. Mi prendono in giro al tg satirico italiano.

Il problema sono queste Donne o le altre Donne che danno loro addosso?

Tatuaggi: cosa significano?

Un tatuaggio è una pratica attraverso cui si modifica il proprio corpo ed è un simbolo per chi sceglie di farselo. È come un pezzo di noi sempre sotto i nostri occhi ed alla vista del mondo esterno: amori finiti o amori presenti, traguardi raggiunti , persone o animali con un’importanza tale da volerli per sempre sulla propria pelle, stralci di canzoni o versi, moniti, obiettivi, simboli di forza, coraggio, fertilità.

Che bel simbolo!

Il corpo diventa un quaderno degli appunti e l’artista che fa il tatuaggio riesce a dare forma ad un concetto che prima era solo nell’interiorità del tatuato.

Come è stato da sempre, il tatuaggio assolve a varie funzioni: abbellisce, comunica, sancisce la propria appartenenza ad un certo gruppo ed argina le nostre paure.


Lo sapevate che esiste una parte della psicologia che, in base all’analisi della zona tatuata e del tipo di tatuaggio si pone l’obiettivo di decifrare il mondo interiore di chi si fa tatuare?

Il tatuaggio è il posto segreto dove collocare quello che per noi è sacro.

Secondo la psicologia del tatuaggio, ad esempio, chi si tatua nella parte sinistra del corpo, che per la psicoanalisi rappresanta il passato, è tipico delle persone pessimiste e con bassa autostima. Posizionare il tatuaggio nella parte destra, al contrario, è tipico di un temperamento solare e concreto.

Un tatuaggio sulle braccia sta a significare uno step di maturazione della persona; il tronco concretezza e capacità decisionali; se vedete un disegno sulle gambe avete di fronte qualcuno di infantile. Se la parte tatuata è nascosta, la persona è insicura.

Ali di farfalla.

La caviglia è prediletta dalle donne sospettose e possessive ed anche affascinanti e dai maschi con spirito competitivo e combattivo.

Tatuarsi le parti intime, per concludere, se per le donne indica sensualità, per gli uomini vuol dire l’esatto contrario: passività e poco savoir-faire.

E voi di che tatuaggio siete?