Come vestirsi da ricch* 💰💰💸

Ammettiamolo, senza indagare nei conti correnti altrui, spesso ci domandiamo come avere un guardaroba bello e versatile e non da pezzenti, senza dare fondo a tutti i nostri averi.

In realtà, bastano piccoli accorgimenti, investimenti mirati, magari durante saldi e svendite, capi (pochi) ma durevoli, mix di alta qualità e fast fashion.

Lo so che sarebbe più semplice poter andare in negozio e comprare senza limiti e paure ma, se così non è, continua a leggere.

Quindi, passiamo alle

3 regole auree dello sfigheggiare da ricchi:

  • Approfittare sempre di svendite, saldi e last call.
  • Risparmiare per investire in Capi Eterni (in questo momento ti sfuggono? Accomodati pure alla Sezione Eterni del Blog).
  • Mai darsi allo shopping compulsivo di pezzi difficili da abbinare, per colore o foggia, a prezzi bassi. Meglio respirare ed aspettare.

Per proseguire, 4 idee di outfits da tenere sempre pronti per apparire al meglio, perché a volte non è che siamo pezzenti è che manca la voglia o l’ispirazione per vestirsi bene e, visto che uno dei miei mantra è: L’organizzazione rende liberi, di seguito alcune idee salva look per i momenti NO o per quelli in cui la fretta ha il sopravvento.

  1. L’outfit monocromatico nel TUO colore guida: quando non hai voglia di pensare e pronunci la fatidica frase: Non ho niente da mettermi! Scegli lui l’abbinamento già pronto all’uso
Outfit di Sole e d’Azzurro.
Outfit Cammello.

2. L’outfit che ti salva H24, per la serie esco dal lavoro e vado all’aperitivo: la jumpsuit nera, abbinata con trench (leggete la rubrica gli Eterni del Blog!) e con cambio borsa a metà giornata, passando da borsa di giorno a micro borsa per la sera.

La jumpsuit nera abbinata ad un sandalo basic
Tuta nera casual e scarpe comode, anche così l’effetto resta gradevole.

3. Outfit Stratificato, da utilizzare in caso di tempo meteorologico/località dove recarsi incerti. Vi sembrerà strano ma il vestirsi a cipolla con stile fa molto riccanza.

Questo outfit va molto pensato e bilanciato per evitare l’effetto “Sto scappando di cas@”.
Vestirsi a strati con gusto.

E, dulcis in fundo, ossia il mio preferito: il tubino sdrammatizzato.

Kendall Jenner con un tubino mescolato a capi che sembrano presi dall’armadio di Keanu Reeves.
Abbinamento sempre chic: Nero+Cammello.

Spero di avervi dato consigli utili per presentarvi sempre al meglio ♥️.

Vademecum definitivo per curvy

La prima e fondamentale regola d’oro è:

Va bene così.
Costringersi a diventare filiformi quando la propria corporatura o forma del corpo è diversa, a mio avviso è un inutile perdita di energia mentale e fisica.

Una volta che si mangia abbastanza correttamente e si fa attività fisica, il resto viene da sè. Ritengo personalmente meglio avere di fronte una persona risolta, sicura di sé e consapevole che magra.

Comunque, andiamo avanti con la cara GUIDA DEFINITIVA per vestirsi bene in quanto curvy:

Il Punto G.

Impariamo a designare un nostro punto di forza, una parte del corpo che amiamo particolarmente: le tette, la schiena, le spalle, le gambe, ed impariamo a valorizzarla con capi che la mettano in bella vista. Se ad esempio abbiamo una predilezione per la schiena, scegliamo maglie ed abiti che la lasciano scoperta, bilanciando #perdire il seno con un reggiseno a coppe trasparenti.

Altezza mezza Bellezza.

Bisogna slanciare la figura!

Quindi o Tacchi 👠 oppure Gonne e Pantaloni a Vita Alta con Tee o Camicie infilate dentro non mi fate vedere obbrobri. Via libera a tubini e gonne svasate Stile Vintage.

Occhio non vede, Cuore non duole.

Se ritenete di avere dei difetti, reali o immaginari che siano, nascondeteli.

La lingerie contenitiva fa miracoli e i push-up pure.

Usiamoli!

Dulcis in fundo: l’equilibrio e l’armonia delle linee sono essenziali.

Esempio pratico: volete mettere degli shorts ma avete le coscie grosse. Innanzitutto compriamo shorts della taglia giusta che non strizzino i prosciutti di casa dove non devono, poi bilanciamo con un blazer di media lunghezza come capo spalla e dei tacchi.

In conclusione, in Italia per curvy intendiamo una 44, mentre nel resto del mondo le curvy partono dalla 50. In Italia i negozi acquistano solo taglie magre perché abbiamo problemi gravi di mentalità e invece che curvy le chiamiamo Taglie Comode (comode per chi?) e tagliano centimetri su cosce e fianchi per aderire a virtuali standards di perfezione. Vuol dire che lo stesso capo venduto in un negozio inglese o danese veste più morbido che in Italia.

Mettiamo fine al terrorismo mediatico e instagrammatico dell’essere filiformi (ma con culo e tette stile Barbie) ed iniziamo a valorizzarci e va bene così.

Essere equilibrati è meglio che essere magri.

Vuoi essere la mia migliore amica?

Fino a 15 anni fa avevo un’amica.

Trovata sotto un cavolo a merenda proprio. Era capitata così: vivevo da studentessa fuori sede e avevo solo amici maschi.

Poi è capitata lei: figo -ho pensato- un’Amica.

Ci siamo incontrate grazie a una conoscente comune e anche lei studiava ma diceva: Che palle studiare e invece io pensavo: Pazzesco studiare, quante cose nuove che entrano in circolo nel cervello!

E quindi avevamo gli esami: e io a programmare giorno per giorno per arrivare preparata e lei ad improvvisare. E io tutti gli esami fatti e lei che si deve ancora laureare.

Ma i miei traguardi non sono mica meritati, diceva, è solo che io .. e giù mille scuse: la mamma, l’uomo, la destra e la sinistra. E la tua testa che non ci arriva, mai?

E poi è arrivato il giorno del mio compleanno, e lei era tutta contenta e io no. Io amo festeggiare il mio compleanno con autoregali e punto.

Non festeggio mai.

Invece quell’anno si doveva festeggiare e io ho pensato: No, però ho detto Sì.

E poi bisognava sempre uscire con i suoi amici e lei rideva e scherzava e fumava, e invece io me ne stavo in disparte e nessuno parlava con me, ma cosa pretendi?, mi son detta. Cosa pretendi? Sono i suoi amici, non i tuoi. Ma poi i suoi amici sono diventati più miei e allora no, non andavano più bene.

E poi mi sono innamorata di uno, chimica a prima vista. Ma lei aveva già il suo numero in tasca e allora mi sono detta che la chimica è la scienza delle trasformazioni e ho trasformato il colpo di fulmine in amicizia. Finché la magia l’ha fatta lui.

E poi mi ha chiesto: che facciamo quest’estate? Io vado in Spagna, ho detto. Vengo anche io! Ha detto lei. Però usciamo tutte le sere e il giorno in spiaggia e io ho pensato: Che palle! Ma ho detto: Certo! Mi sono detta è l’unica amica che ho per ora, non la faccio contenta?

Finché un giorno ho pensato: ma se scomparisse sai che bello sarebbe? Non sarei costretta a dire sempre di sì, quando invece vorrei dire: ma vai a quel paese!

E allora lei è scomparsa: e i miei traguardi sono diventati conquiste; i fallimenti pure, perché per piacere a lei non piacevo più a me e poi lei non piace a nessuno.

Armadio Livello PRO: Less is the new black 🕶


In questi mesi abbiamo rallentato per forza il ritmo delle nostre vite.

E quando si cambia impostazione di vita uno dei primi posti da riordinare in base alle nostre nuove priorità è l’armadio.

L’armadio e i cassetti sono spesso colmi di cose inutili. Ammettiamolo tutto insieme: usiamo il 30% di quello che teniamo lì dentro.

Sapete quante cose capisco di una persona semplicemente aprendo il suo armadio? Molte. Capisco se sa prendere decisioni, se sta vivendo un momento nostalgico-regressivo, se sta bene finanziariamente.

Quindi, occhio al vostro Armadio.

Spesso accumuliamo capi per svariate motivazioni che poco hanno a che fare con noi: regali poco centrati, vestiti acquisiti da altri o presi sull’onda di shopping compulsivo.

Via i regali inappropriati, i jeans degli Anni ’90 e le magliette di tessuti pro sudorazione eccessiva.

Via i capi inutili. Se non indossiamo qualcosa da due anni, non la indosseremo più e quindi deve sloggiare dal nostro armadio.

Avere un guardaroba minimal e dove circola aria significa dare spazio alla propria energia.

Ciò che indossi parla di te ed influisce su come ti senti.

In un cassetto sgombro dove sono riposte un numero accettabile di magliette sicuramente scegli meglio cosa indossare.

Se apri l’armadio e ci sono cataste di indumenti tra cui discernere il tuo buon umore risulterà contrastato da questa pesantezza materiale, dal fardello di doversi trascinare anno per anno questi abiti inutili.

  • Le cose che possediamo se non determinano, influiscono pesantemente su quello che siamo. Di conseguenza, il COME, ossia il procedimento con cui ci si veste, determina ciò che sei in un duplice senso:
  • Indossando cose che ci fanno sentire noi stessi e che significano qualcosa per noi il nostro atteggiamento cambia in meglio perché siamo più sicuri e questo si percepisce.

Ridurre al minimo significa focalizzare quello che veramente è importante.

Io ci ho messo un weekend a riordinare gli armadi di figlio n. 2 e n. 3, perché tra trasloco e quarantena non c’era mai stato il modo e perché in effetti non erano poi messi così male.

Il mio armadio lo rimando a quando consegneranno i mobili della camera e già so che l’impegno sarà più mentale che fisico. Lasciar andare è difficile ma necessario quando il rapporto ha dato tutto quello che poteva dare.

E non vedo l’ora di essere più minimalista che mai! 😃

La quintessenza di un armadio minimalista è ideare una divisa, anzi delle divise, a seconda delle occasioni di vita che abbiamo.

Di fatto, un guardaroba minimalista ti consentirà di risparmiare, investendo su capi di qualità.

Il punto di partenza è la definizione del proprio stile. Scegli come vuoi vestirti, che tipo di capi non vuoi più indossare, cosa vuoi invece metterti addosso.

Ora scegli i colori.

Per farlo bisogna conoscere la propria palette ma anche se stessi: se amiamo una tinta che non rientra nei nostri colori secondo l’Armocromia, è sufficiente utilizzarlo lontano dal viso.

Abbinando ai nostri colori prescelti delle gamme neutre, come nero, bianco, beige, écru, blu o grigio semplificherà la vita. Quindi ogni look per ogni ambito avrà uno o più colori tra i nostri prediletti abbinati a colori neutri.

In realtà a me piace molto accostare i colori complementari ma questo è il livello PRO della consulenza di immagine.

Riducendo il numero di capi da sistemare in Armadio avrai una visione più precisa ed organizzata della tua esteriorità.

L’ordine esteriore corrisponde a quello interiore, per cui un sano minimalismo porterà a risultati migliori senza sprechi di energie e tempo.

Avete da fare il prossimo weekend.

La mascherina: un nuovo accessorio 😷

La Mascherina è l’effetto più visibile di questo nuovo tempo post Covid 19.

Un nuovo status symbol che rivela molto di chi le indossa: ci sono quelle ecosostenibili, quelle usa e getta, le mascherine addolcite da un ricamo e quelle con loghi noti.

Un modo per celarci al mondo (finalmente posso parlare da sola e cantare in auto al riparo da sguardi indiscreti) ed anche per dichiarare agli altri un qualcosa di noi. Come tutto quello che indossiamo, anche la mascherina parla di noi.

Nuovo look post-pandemia.

Già nel 1918, durante la pandemia della cosiddetta “spagnola”, la mascherina era diventata un accessorio accettato da tutti per proteggersi dal nemico invisibile.

Adesso è un accessorio obbligatorio attraverso cui comunicare in tempo di pandemia e un occasione di guadagno per le aziende di moda fortemente penalizzate dal lockdown. Non a casa Louis Vuitton nel nuovo sito produttivo texano, ha convertito la sua produzione a favore di queste, sfruttando a proprio favore questa inaspettata moda cogente.

La mascherina di #fendi in seta con il celebre monogramma in fascia di prezzo alta è andata in sold-out in una manciata di minuti e lo è tuttora.

Mascherina griffata.

La mascherina di #offwhite, il cui motto è: Il lusso a portata di mano, è quella più ambita dai teenagers ed è indisponibile da giorni, al prezzo di 95,00 $.

Mascherina con le frecce.

Anche la mascherina diventa fashion. E perché no?

Le mascherine colorate e con personaggi rassicuranti e carini, come Hello Kitty o i personaggi Warner Bros, ne attenuano la valenza di presidio protettivo e sdrammatizzano la necessità di indossarle per obbligo di legge. In linea di massima valgono le regole della Armocromia, evitando il Rosso in questo particolare frangente perché è IL colore dell’Emergenza.

Senza spendere follie, quelle colorate sono sicuramente un modo per avere un’immagine migliore rispetto alle mascherine verdi chirurgiche che sembrano trasformare il mondo in una grande sala d’attesa ospedaliera bianca, senza luci colorate.

È chiaro che tre mesi fa le mascherine medica ci hanno protetto e salvato ma, in vista di una ripresa di una vita che sia anche meglio di prima, quelle delle aziende di moda sarebbero da preferire.

Con la mascherina, risaltano gli occhi.

Cosa fare una volta liberi.

Le tre cose più difficili sono: mantenere un segreto, dimenticare un’offesa e fare buon uso del tempo libero.

Bruce Lee

Durante questo periodo di isolamento forzato, tante cose ci sono mancate, abbiamo rinunciato alla libertà di fare. Ma non a quella di pensare e sognare e di immaginare la vita al momento della ripresa.

Dopo tre mesi di isolamento, cosa faremo una volta liberi? E non parlo di parrucchiere ed estetista 😃, loro sono ovvietà per cui non serve scomodare grandi riflessioni.

Io ho pensato a tre cose che mi piacerebbe fare a partire dal 18 Maggio:

  • Quando è stata l’ultima volta che abbiamo fatto qualcosa per la prima volta? Nella serie TV #thebigbentheory, il terzo giovedì del mese i protagonisti fanno qualcosa di insolito. Potrebbe essere un’idea da copiare 😃
  • Scoprire nuovi mondi. Il che significa tornare a viaggiare, quando si potrà viaggiare di nuovo. Ma anche scoprire i mondi che ci passano accanto: i vicini di casa, chi abita nella nostra Piazza, chi ci sorride lungo la via da sotto la mascherina. Mi piacerebbe fare un viaggio di quelli belli belli ♥️, una vacanza che duri un tempo giusto. Vorrei andare a Milano, in Sardegna, sulla costa toscana, in Liguria. Nel 🌎 alle Maldive, alle Hawaii, in Andalusia.. sognare di viaggiare è pazzesco, quasi come farlo! E vorrei anche organizzare una cena in strada con tutto il vicinato dove ognuno porta qualcosa e dove si sorrida con gli occhi.
  • Vorrei essere migliore

O almeno il meglio di quello che posso essere in questo momento.

Ritorno alla Normalità? Grazie, anche no.

Purtroppo o per fortuna io vedo spesso fatti e cose da una prospettiva diversa da quella della maggioranza.

A me è piaciuto stare in reclusione.

Ebbene sì: amo stare per conto mio, pensavate scherzassi quando dicevo che vengo da un altro pianeta?


Partiamo dal giorno dell’annuncio del #lockdown: trasloco nella casa ristrutturata fatto in un weekend, cartoni ovunque, pensieri affollati, compleanno del piccolo supereroe fatto tra mille incertezze con un mucchio di amichetti scatenati, tante novità che si sovrapponevano al vecchio stile di vita.

Io sono una in cui il mondo interiore supera di gran lunga quello esteriore, ho bisogno di calma e silenzio per scrivere e pensare, per cui già normalmente il mio ambiente è casa.

Stare in casa ha i suoi benefici effetti.

Questo non vuol dire che non ami uscire o stare in mezzo agli altri: lo adoro, e per certi versi ne ho bisogno, per essere stimolata da punti di vista differenti, ma stare in casa per me è una condizione naturale.

Sicuramente ho sofferto meno di altri.

E quindi, eccomi: io sono perfettamente allineata ai miei bisogni profondi. Il che non significa non essere preoccupata della pandemia in corso.

Sono certa che anche altre persone la vivono come me e tacciono per non risultare impopolari.

In sintesi, la mia personalità si è perfettamente conformata a questa situazione di STOP 🛑.

Come l’acqua, che prende la forma del recipiente in cui si trova. Io mi adatto a tutte le situazioni e questa mi è particolarmente congeniale.

Stare accanto, in ascolto, senza correre altrove.

Mi sono mancate le mie passeggiate nel verde e i miei tragitti “musicali” in auto. La colazione al bar. Il mio tempo da adulta in ufficio. Le vetrine dei negozi da spulciare. Andare in libreria. Ma io nel mio mondo casalingo ci sto benissimo e non sono certa ci sia da vantarsene.

Questa bolla è il mio rifugio.

❗️Non si può fare nulla, per cui zero pressioni a fare.

‼️ Non ci sono eventi sociali o familiari in programma, per cui zero scuse da inventarsi per stare tranquilli a casa.

⁉️ La mia concezione di Amici comprende una cerchia ridotta all’osso di persone, con cui comunico tranquillamente via chat o videochiamare; non amo toccare o abbracciare le persone, per cui zero contatto fisico dal mio punto di vista è un premio.

Pratico yoga all’alba nel silenzio totale e attività fisica al chiuso: andare in una palestra tradizionale con saluti e convenzioni sociali da rispettare per me è uno strazio.

Amo alla follia pianificare la mia vita indoor.

In casa ho tutto quello che nutre la parte non nevrotica del mio spirito: libri, film, serie TV, Internet, Musica, Yoga, i miei affetti. E sono consapevole di essere molto più brava a stare in casa e inventarmi un mondo, molto più che a socializzare.

Mi vanto di essere social ed asociale.

In questa quarantena, ho scritto almeno un articolo ogni due giorni, rispettato il mio calendario editoriale, lavorato con ritmi e in una dimensione differente, letto a più non posso, guardato film fino a notte fonda, fatto consulenza on line in tutta calma, inoltrato pratiche burocratiche senza correre da un ufficio all’altro, mi sono immersa nel mondo dei miei figli senza salvagente. Fatto sport secondo i miei orari e preferenze. Ho avuto il tempo di riordinare dopo il trasloco senza fretta e fatica. Abbiamo partecipato ad un casting.

Sono stata anche con le mani in mano.

Svegliarmi la mattina sapendo di passare la giornata in casa con le mie persone preferite mi conforta e mi fa stare tranquilla.

Adesso il ritorno alla normalità mi attrae e mi respinge: ho paura di essermi assuefatta 🆘 a questa condizione e che mi piaccia più della vita fuori.

Come scriveva Emily Dickinson, reclusa volontaria nella Homestead, la casa paterna:

C’è una solitudine dello spazio,
una del mare e una della morte, ma queste
compagnia saranno
in confronto
a quel più profondo punto,
quell’isolamento polare di un’anima
Ammessa alla presenza di se stessa.

All You need is Inside.

Il beneficio del dubbio ovvero la verità sulla scuola a distanza

Cuore non vede, occhio non duole ovvero occhio che duole, cuore che vede. Insomma come in fatto di corna e tradimenti, così per la scuola è meglio mantenere il velo di Maya della inconsapevolezza, ovvero la divisione dei ruoli, grazie a cui ognuno Divide et Impera negli spazi che gli appartengono.

Con la scuola a distanza, a distanza dagli insegnanti perché io ce l’ho in stanza invece, la parete divisoria tra scuola e casa si è dissolta, i ruoli si sono mescolati con innescarsi di crisi di identità ad effetto domino: adesso è la maestra che chiude la lezione on line e se ne torna alla sua pace, mentre per te iniziano le responsabilità di far entrare nella testa del l’alunno, sangue del tuo sangue, che i compiti si fanno anche se a scuola non ci va, che la punta delle matite non si autogenera per magia, toccherà a te regolare i suoi ritmi intestinali a Storia, in un continuum dove tutti hanno bisogno di te ma tu hai bisogno dei bidelli.. ops scusate personale ausiliario.

Io a scuola ci sono già stata e non ci voglio tornare! Voglio i bidelli che mi placcano all’entrata tipo giocatori di rugby e mi trattano come una potenziale ladra di bambini.

Voglio salutare gli infanti e andare al lavoro in ufficio, con la musica a palla nel tragitto.

Adesso con la scuola in stanza sappiamo tutti e non va bene.

Il re è nudo.

Io passo il tempo delle videolezioni dei miei figli con le cuffie per non essere costretta a tapparmi le orecchie e fare lalalala e per evitare battute in live e finire in presidenza. Non mi è mai successo alle superiori.. mi succederà a casa mia?

Voglio non sapere, la divisione degli ambiti, come tra Stato e Chiesa, voglio ignorare o semplicemente supporre ma non avere la certezza.

Scelgo di illudermi, scelgo il prosciutto sugli occhi e nelle orecchie. Scelgo la pillola rossa di Alice nel Paese delle Meraviglie, quella che ti faceva credere di non essere un cesto di lumache per le corna visibili anche col satellite.

Se a settembre non vi riprendete il paccchetti completo di insegnanti e classe di ungulati primitivi, la scuola a distanza i miei figli la faranno dalla roulotte, dove andremo a vivere dopo aver comprato un milione di euro di cartucce per stampante.

Io non mi voglio occupare delle mille mila schede da stampare e inviti con password indecifrabili che piovono come le rane in Magnolia.

Io rido per non piangere ed ho cambiato le mie preferenze riguardo compagni di scuola dei miei ungulati analfabeti che chiamo figli: Priscilda, come non amarla? Ogni volta che c’è una verifica lei non ha connessione o i suoi lavorano e lei non ha devices per connettersi o deve portare fuori il cane che sennò il karma si scombina. Anzi, finito tutto devo ricordarmi di fare aperitivo con i genitori di Priscilda: bravi, state facendo un buon lavoro! I miei si fanno venire un attacco di cuore solo se arrivano un minuto in ritardo alla lezione nel magico mondo di Mork e Mindy, Priscilda se ne fotte e si connette quando le va e quando non c’è pericolo di mettersi alla prova.

La scuola in stanza da separati implica che rido tantissimo quando è il weekend che non tocca a me far fare loro i compiti e il venerdì di Prove del Cuoco, ovvero di verifiche per vedere se la scuola ad cazzum funziona.

E rido in barba al rigido Trattato di Famiglia: quello che succede a Las Vegas resta a Las Vegas. In sintesi: cazzi e buoi dei paesi tuoi.

Quando avrò capito tutti gli anfratti del registro elettronico, sarò in grado di fare la Social Media Manager di Belen. Ed è proprio sul registro che noto un fatto ambiguo: compiti di esperanto consegnati. Ecco i miei ungulati analfabeti disfunzionali non hanno mai fatto esperanto 😒 O almeno credo. E quindi chiedo a loro. E loro, gli infanti del Regno di Hunger Games: Mamma, ma ci firmasti l’autorizzazione all’esperanto in ottobre mentre dormivi sul divano guardando Grey’s Anatomy. Ecco, io voglio tornare lì, a dormire sul divano mentre loro sono stanchi delle loro otto ore di scuola a distanza da me, a norma della organizzazione punkabbestia della nostra famiglia allagata. Voglio i Servizi Sociali alla porta e che si occupino loro di questa scuola in stanza.

E questo la dice lunga sulla nostra organizzazione punkabbestia e sull’inefficienza dei servizi sociali che non hanno ancora bussato alla nostra porta. A me lasciatemi con i bidelli che adesso applaudiró quando fanno sciopero al venerdì o l’otto gennaio.

Lotta dura alla rottura!

In questo dibattito sulla scuola a distanza, io sto con loro, i dipendenti Ata, perché sono sicura che loro sanno quello che sto passando tra pulizie straordinarie, richieste bizzarre e malanni improvvisi di chi a scuola ci insegna e di chi a scuola impara.

In conclusione, impariamo tutti a non rompere per la Festa della Mamma e io almeno, lo apprezzerò tantissimo. Molto più del solito lavoretto ad minchiam che finisce nel cassonetto appena girate gli occhi.

Grazie.

Nessun ungulato e nessun insegnante è stato maltrattato nel corso di questo episodio.


Come migliorare la propria immagine in 10 punti.

Avere una propria immagine soddisfacente, in cui il fuori rispecchia il dentro e l’interiorità va d’accordo con l’esteriorità è più facile a dirsi che a farsi, per cui non demoralizzatevi, si procede per tentativi.

Trovare un proprio stile ed immagine implica conoscersi a menadito, conoscere i propri vizi e virtù, volersi bene, perché quella con se stessi è l’unica storia d’amore che durerà tutta la vita.

Come arrivare ad una immagine di sé soddisfacente?

Con questi 10 punti.

Adesso che siamo a casa e, chi più chi meno, il tempo avanza, non abbiamo più scuse.

Innanzitutto, bisogna capire bene che tipo di stile ci interessa avere: sobrio, sexy, rock, bon ton. È evidente che la nostra personalità deve essere in armonia con lo stile che intendiamo adottare. Le forzature non piacciono a nessuno e non stanno in piedi.

L’esterno riflette l’interno.
Credits foto: Pinterest
  1. Conosci Te Stesso.

Questo è IL PUNTO. Scrivere come ci vediamo o meglio come preferiremmo vederci noi per primi è molto importante. Scrivere i propri valori, pensieri focali, Attività e hobby che amiamo, aiuterà a centrare l’obiettivo.

2. Conoscere la tua Routine di Impegni Settimanali.

Inizia a prendere nota degli impegni e delle attività fisse della settimana: per ognuna di queste occasioni si andrà a definire uno stile (se in ufficio ti piace trasmettere sobrietà e professionalità, ci sta che ad un cocktail vuoi avere un’aria più glamour e frizzante)e, di conseguenza, una sorta di capsule Collection.

3. Conoscere il tuo corpo e la sua forma.

Ci sono capi che ci stanno bene ed altri no.

Amara constatazione ma qualcuno deve dirlo.

Punti del nostro corpo da mettere in primo piano ed altri da mettere nel backstage. Ad esempio io amo la vita in evidenza ma tendo ad avere quel rotolino in più di panza, per cui, quando ho ripensato il mio guardaroba, i capi che mettevano in risalto proprio questo difetto li ho riposti negli scatoloni da dare via.

4. Impara a costruirti la TUA palette di colori.

Individuare i colori alleati e quelli da escludere è la base della consulenza di immagine. Anche intuitivamente sappiamo quali colori ci valorizzano e ci svecchiano e quali ci spengono.

Per fare una prova è già un buon inizio cominciare dalle cose presenti nel proprio armadio: con una buona luce, uno specchio e un’amica facciamo una cernita cromatica dei nostri abiti.

Al fine di intenderci porto la mia esperienza personale: io adoro il fucsia ma se mi metto un capospalla fucsia sembro un cadavere, quindi preferisco spostarlo dalla vita in giù.

Ancora un esempio concreto: il colore nero è la base del mio guardaroba e della mia vita. Non è che mi doni particolarmente ma lo trovo rilassante e pratico. Aggiungo, quindi, luce e colore al viso con gli accessori. Io non posso usare orecchini perché non ho i buchi alle orecchie, ma per chi può è una idea ottima. Foulards, pashmine, collane, tutto serve

5. Crea un moodboard cartaceo o digitale con immagini che ti piacciono.

Un moodboard è un quaderno con gli outfits che ti ispirano, divisi per occasioni d’uso- punto 2.

Quando ci sarà abbastanza materiale prova ad osservare se ci sono degli elementi che si ripetono: colori, tessuti, atmosfere, forme, i modelli di gonne e pantaloni scelti, se prediligi oversize o no.

Inizia ad analizzare tutto questo e compara con ciò che si addice alla forma del tuo corpo- punto 3.

La situazione ottimale sarebbe quella che ci fosse accordo tra le due cose ma non è detto. In questo caso vale la pena ragionare su cosa rappresentano per te gli outfits scelti.

Vale la pena tentare di fare un moodboard con quegli abiti che ci valorizzano.

6. Identifica il tuo stile in base al tuo moodboard.

In base al tuo moodboard come definiresti il tuo stile in generale ed in base ai vari ambiti di uso? Rock o romantico? Elegante o spiritoso?

Faccio esempi partendo da me:

– ufficio: il mio stile è minimalista, con capi dalle linee semplici e una palette di colori basata sul bianco, nero e blu. Aggiungo un po’ di brio con gli accessori. Le scarpe sono spesso basse e funzionali.

– il tempo libero: per il fine settimana il mio stile è più rilassato con jeans e maglie più esplicite, tacchi e little black dress declinato in mille modi diversi.

ORA SI FA SUL SERIO.

7. Check Out e Check in del tuo Armadio.

Scegliere bene cosa tenere e cosa no.

Dopo tutti questi preliminari, esaminiamo i capi del tuo guardaroba e teniamo solo quelli che si addicono al proprio interno (personalità) ed al proprio esterno (forma fisico) sempre in modo consono alla propria palette di colori.
In questa fase bisogna essere coraggiosi ed eliminare quello che ci penalizza, i capi rotti o lisi, quello che ci rende tristi. Non necessariamente buttare ma regalare o vendere o abbinare in modo diverso, creando outfits differenti.


8. FASE CREAZIONE NUOVI
OUTFITS

Con i vestiti scelti prova a creare nuovi outfits, cercando di prevedere dove e come utilizzarli.


Abbinamenti Nuovi!

Questo momento è molto importante perché bisogna appuntarsi eventuali aggiunte da fare con il prossimo shopping.

Ad esempio per uno stile bohemien non possono mancare bluse larghe e ricamate e jeans a zampa.

9. Accessoriare

Gli accessori sono importantissimi! Il classico Little Black Dress con degli orecchini che illuminano ed una giacca Chanel fa la sua bella figura 😎

10. DIVERTITI E SPLENDI!

Se hai seguito tutti gli steps precedenti e sei arrivata fino a questo punto, hai in mano:

– individuato il tuo stile

– capito come far pace con la forma del tuo corpo

– definito la tua palette

– creato il TUO MOODBOARD

– fatto un repulisti del guardaroba

– Ideato nuovi outfits

Tutto ciò ti servirà per valutare ad ogni cambio stagione cosa comprare e cosa lasciare in negozio.

Con questo percorso sarà sufficiente integrare il guardaroba con pochi pezzi, risparmiando tempo e denaro.

L’organizzazione rende liberi, belli e con il portafoglio pieno!

Chic Smartworking

Lo smartworking è diventato una virtù necessaria così all’improvviso che ci ritroviamo a gestire una quotidianità diversa e dai confini insolitamente fluidi, con così poco preavviso che vale la pena fare il punto e stabilire alcuni capisaldi per restare in equilibrio sopra la follia di questo periodo.

Per non perdere un’immagine dignitosa di noi ed anche per aiutare figli e familiari a capire che, anche se fisicamente in casa, in realtà non siamo disponibili perché stiamo lavorando.

Lo smartworking è comodo ma nasconde anche dei pericoli.

Restando in casa, la divisione tra orario di lavoro e tempo personale e familiare svanisce, di conseguenza la tentazione di lavorare in pigiama o dal divano è in agguato.

A mio avviso, l’abito fa il monaco per cui lavorare vestite in modo sciatto diminuisce la produttività.

Senza considerare che chi vive con noi, a due o quattro zampe, maggiorenne o meno, associa il nostro essere in tuta o in pigiama al fatto che siamo in modalità out of work, mentre, lavorando da casa, così non è.

Cerchiamo, quindi, di unire capi comodi ma carini per uno smartworking stiloso.

Consideriamo che tra gli strumenti dello smartworking troviamo videochiamate e/o conference call e di certo presentarsi in pigiamo è poco professionale ed entusiasmante.

Abito

Doccia+Abito comodo e qualche accessorio ed il gioco è fatto.

Un abito semplice, comodo e che mantiene la stiratura abbinato ad una collana lunga o un bracciale ci fa sentire già meglio.

Leggings


Leggings con un capo spalla ampio in un colore che amiamo e l’umore cambia in meglio.




I Leggings sono un’alternativa comoda e versatile al pantalone, con una camicia ampia o una blusa boho sono perfetti per passare dalla postazione di smartworking ad una passeggiata di pausa senza ulteriori cambi di abito.

Skinny jeans


Jeans skinny ed una camicia e siamo in ordine.




Jeans skinny e pullover corto per un profilo più alto

Per chi vuole conservare una allure più stilosa, i jeans sono una scelta naturale. Abbinati a degli orecchini importanti ci fanno sentire belle e in ordine, come se uscissimo per recarci in ufficio. Basta prendere la borsa e siamo pronte per una pausa pranzo frizzante.

Pantajazz

Pantajazz neri e siamo subito pronti per una pausa fitness

È sufficiente una maglia in stile marinare ed un bracciale per essere presentabili e in totale comfort.

Allora, cosa dite?

Avete trovato dei buoni consigli?