Caterina Balivo: come vestirsi al lavoro, di sera ed in vacanza.

Caterina Balivo, classe 1980, è diventata una delle fashion icon più seguite nel panorama televisivo italiano.

Come?

Con un sorriso disarmante, un taglio che le dona un’aria glamour e sbarazzina e mixando capi passe-partout a pezzi più eccentrici.

Perché?

Perché, come afferma lei stessa: Creativity save the world! La creatività salva il mondo!

Come una tee accattivante ti salva il look.

Uno dei look più azzeccati sfoggiati da Caterina Balivo resta la gonna con le piume sexy e divertente. Una gonna con le piume molto femminile e audace che era già stata sdoganata da #carrie di #sexandthecity. Un piccolo gioiello per pomeriggi e serate divertenti ed easy

Gonna con le piume.


Carrie e la sua gonna con le piume.


Il piumino, dopo essere stato snobbato per qualche tempo, è tornato alla ribalta.

Come sempre nella moda e nella vita: Tutto torna.

Caterina Balivo, in uno dei suoi outfit da giorno, ha scelto una giacca imbottita blu elettrico di Moncler, molta bella e di carattere

Look da giorno nero e blu. Piumino Moncler.


Per la sera, nelle sue uscite ufficiali ed importanti, la presentatrice ed influencer, predilige il nero: bon ton, più sensuale e ricercato, ma sempre nero! Come darle torto?

Un tubino che gioca con le trasparenze.


Abito blazer nero per la Mostra del Cinema.


Abito nero macramé con scarpe da tango per la Serata Rai di presentazione del palinsesto

Per i suoi outfit sul posto di lavoro, invece, sceglie colori più accesi e brillanti sempre abbinati ad un capo minimal nella parte superiore del corpo ed un pantalone o una gonna che monopolizzano l’attenzione.

Camicia bianca (capo basic) con pantalone verde


Blusa bianca con pantalone floreale.


Tee bianca con completo in stampa tweed rivisitata e sneakers rosa

Ma quando è in vacanza dà il meglio del suo estro fashion abbinando colori e vestiti in modo originale e spiritoso


In California, notare la tracolla di #gucci in pendant con le scarpe dorate.

#dettofatto, concludiamo questo articolo su Caterina Balivo, dicendo che le sue proposte moda sono una boccata di aria di primavera e spesso sono talmente audaci da ispirare ed ispirarci ad osare sempre con il sorriso che la connota.

Sarah Jessica Parker prêt à porter.

Sarah Jessica Parker, l’icona di stile di Hollywood, è una fuoriclasse in fatto di vestiti. Non so voi, ma io mi sono sempre chiesta se la Carrie di #sexandthecity fosse realtà o fantasia. Perché SJP è fashion tanto quanto il suo fortunato personaggio!

In poche parole: è venuta prima Carrie o Sarah? Prima l’uovo o la gallina?

In effetti, lei stessa ha dichiarato che alcuni capi di scena arrivano direttamente dalla sua cabina armadio

  • In Sex and The City, Carrie indossa capi di Alta Moda meravigliosi, ma al principio la costumista Patricia Field aveva difficoltà a trovare brand che volessero vestire la protagonista, così atipica e disinibita.

Puoi rinunciare a tutto, ma non alle tue scarpe!








Nella sua vita reale, SJP poco ha da invidiare al suo personaggio. Sempre perfetta anche mentre accompagna i tre figli a scuola.

Dipenderà forse dalla sua infanzia di ristrettezze economiche il fatto che ora ami sfoggiare tanto buon gusto. Pensate che da piccola non ha mai avuto feste di compleanno e a Natale riceveva spazzolino e dentifricio il più delle volte. Immagino la mamma raccontarle la favola di Babbo Natale igienista dentale per addolcire la povertà in cui vivevano.

Che rivincita!!

Di recente è tornata con la serie Divorce dove il costumista si è del tutto allontanato da SATC per sposare un look vintage, anni ’70 semplificato ed attualizzato. Il risultato è incantevole.

Viola meraviglioso.




L’idea è quella che Frances, la protagonista di Divorce, avesse già quei vestiti nell’armadio, presi a mercatini vintage o ereditati e li indossi attualizzandoli.

Per concludere, SJP è un’icona di stile, che abbina pois e righe come nessuna prima, in uno stile eccentrico da cui si può imparare tanto.

Ilaria D’Amico: essenzialmente chic

Classe 1973, romana, oggi è uno dei volti di #sky, con un’immagine sofisticata e glamour ma lo stile di Ilaria D’Amico è cambiato molto rispetto alle sue prime apparizioni in televisione.

Alla guida di “Campioni – Il sogno” si è distinta per i suoi outfit sobri ed eleganti, mai eccessivi o volgari. Eppure sprizzava femminilità a iosa. I primi anni ha abbandonato molto raramente il nero.

La linea asimmetrica slancia.

Oggi è una nota giornalista sportiva dai look sofisticati e glamour ma lo stile di Ilaria D’Amico è cambiato molto da quando ha esordito in tv. Tutti la ricorderanno alla conduzione di “Campioni – Il sogno” per i suoi outfit sobri ed eleganti, mai eccessivi o volgari. I primi anni ha adottato il nero come colore guida, prediligendo in particolare i tubini e gli abiti molto aderenti.

Tubino nero declinato in 1000+1 varianti.

Adesso, con una posizione di leadership acquisita, Ilaria, con i suoi capelli lunghi e fluenti, viene sempre considerata una delle giornaliste più sexy d’Italia ma ha uno stile decisamente più ricercato ed osa molto di più con i colori. Spazia da Valentino a H&M, da Alexander McQueen a Paul Smith, fino ad arrivare a TopShop, apparendo sempre raffinata e sensuale. Indossa sempre tacchi importanti e, a differenza del passato, come già preannunciato, lascia un po’ di spazio anche ai colori ed alle fantasie, anche se preferisce quasi sempre le tinte unite. A volte ha osato con abiti lunghi e importanti, altre ha optato per tailleurs pantalone, spezzati da bluse chiare dal taglio semplice e maschile.

Stile sobrio e femminile.

Ilaria è sicuramente una donna Inverno e la sua palette di riferimento potrebbe essere più ampia, ma ha fatto scelte ben precise per emergere in un ambiente prettamente maschile e, aggiungo, delle scelte vincenti. Personalmente la apprezzo molto e ritengo che il suo look volutamente monocromatico abbia contribuito a renderla riconoscibile ed a farne risaltare la competenza.

Jeans e camicia bianca. Inno alla essenza.


Pulp Revolution 🖤


Questo film del 1994 ha reso popolare al grande pubblico il genere Pulp, di cui il regista Quentin Tarantino è divenuto sinonimo in tutto e per tutto, identificandosi con il genere.

La costumista di Pulp Fiction,  Betsy Heimann, ha scelto di vestirne gli attori principali con una divisa divenuta iconica: completo giacca e pantalone nero di taglio maschile e sartoriale (abbiamo l’impressione che gli abiti siano cuciti addosso ai personaggi), un concept, ossia un’idea, che era stato utilizzato già nelle Iene sempre di Mr Tarantino ma che in Pulp Fiction si impone ben al di fuori delle due ore di durata della proiezione, invadendo le passerelle ed ispirando gli stilisti.

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Uma Thurman, all’inizio della sua carriera, con la camicia bianca ( di cui abbiamo abbondantemente scritto qui Capi essenziali),  il pantalone a sigaretta, unghie dark e rossetto rosso, con un caschetto con frangia impeccabile diviene un’icona che mondo della moda e del cinema si contendono.

 

Le mie frasi preferite tratte dai dialoghi del film sono:

 

– Hai vinto un mappamondo.

– Sono il Signor Wof. Risolvo i problemi.

– I giorni in cui dimentico sono finiti, stanno per arrivare i giorni in cui ricordo.

Lo spunto, sempre attuale, che traggo da Pulp Fiction è che un completo nero maschile spesso è la soluzione più comoda e sexy che possiamo avere. E se vogliamo anche conveniente.

Piuttosto che proporci in assurdi vestitini alla #belen, che stanno bene solo a lei, con uno stile Pulp stupiremo in senso positivo, staccandoci dal gregge.

Le Fate Ignoranti

Le fate ignoranti sono Fate, in grado di cambiarci in qualcosa di Oltre, ma non lo fanno con un aggraziato tintinnio di bacchetta magica, bensì con l’Ignoranza, in modo invadente e cafone.

Per colpa o merito di una imprudente dedica dietro a un quadro, Antonia scopre che la sua vita matrimoniale, borghese e perfetta, è una finzione.

Ed il quadro che infonde il significato a tutto il film, a partire dal titolo, è opera dello stesso regista Ferzan Ozpetek, citando La Fata Ignorante di Magritte.

Ora, siccome all’epoca la mia idea di ammmmore era aspettare che il telefono desse segni di vita facendo spergiuri, capirete che trip mentale potentissimo furono le parole: posso chiamare questa mia pazienza amore?

Antonia e Michele incrociano i loro destini distinti e lontani, come cantano i Tiromancino nella soundtrack, a causa di questa scoperta. Danno vita ad un legame chiaroscurale e  senza etichette, accomunati dall’amore per Massimo, ormai scomparso.

Antonia per lavoro è avvezza a vedere come la notizia del contagio da malattie virali catapulti le persone in una dimensione di vita imprevista.

Michele è la colonna portante della parte a lei sconosciuta della vita del marito: tutto un mondo corale, scherzoso ed irriverente.

Antonia e Michele si conoscono reciprocamente, in un labirinto di specchi, dove perdiamo la bussola di chi è innamorato di chi e di cosa.

Questo rapporto senza definizione e senza sesso può esistere nella realtà?

Il finale è aperto, lascia a noi la scelta: Antonia, liberatasi dalle rigidità borghesi che la soffocavano, sta partendo per un viaggio in solitaria o quasi, visto che ha scoperto di aspettare un figlio da Massimo; Michele resta, all’oscuro del bambino ed interdetto dell’abbandono di quella che è al momento la persona più importante della sua vita.

Un bicchiere cade senza rompersi – segno che la persona amata non è andata via.

Antonia sceglie di omettere la notizia del bambino perché come saggiamente scrive #georgebernardshow: Solo un pazzo è completamente sincero. 

Un bambino è l’unico legame con il defunto amato, precluso a Michele. Ed Antonia, che lo ama di un nuovo amore fuori dalle convenzioni, sceglie di non farlo sentire escluso, omettendo una parte di verità.

Ho visto questo film un milione di volte per gustarmi ogni parola delle innumerevoli delizie di cui è farcito, frasi che mi guidano nella vita quotidiana:

L’unico modo per mantenere un segreto è quello di scegliersi una persona a cui dirlo. 

Che stupidi che siamo quanti inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non ricambiati. A volte la vita  neanche ce ne accorgiamo. 

Una colonna musicale magistrale e fuori dagli schemi. In particolar modo, amo Gracias a la vida. 

E‍cco si dice che, quando finisci di leggere un buon libro, vorresti essere amico dello scrittore e chiamarlo. All’uscita del cinema, in un piovoso ma tiepido inizio sera di un marzo ormai lontano, ho desiderato con tutto il cuore, la testa ed il fegato di far parte di quella piccola comunità della Roma ostiense, solidale e trasgressiva. Quello che mi è rimasto è il sublime talento di spingere oltre le apparenze e le ordinarie sostanze.

Vanilla Sky. Penelope Cruz o Cameron Diaz?

Vanilla Sky è una pellicola del 2001, reboot USA di uno splendido film spagnolo: Abre Los Ojos. Questa è la prima frase che sentirete all’inizio del film: Apri gli occhi. Ed è Penelope Cruz as Sophia a pronunciarla nell’orecchio dell’uomo che si è follemente innamorato di lei nell’arco di una notte.

Per tutta la durata della visione sembrerà di fare dentro e fuori dello specchio di Alice nel Paese delle Meraviglie: non saprete mai con certezze se siete nella realtà onirica o in quella effettiva ed è questo il bello.

Merito da attribuirsi anche alla colonna sonora: Rem ( di cui già il nome rimanda alla realtà onirica), Peter Gabriel, Paul Mccartney, Radio Head. On line la trovate completa.

La trama è questa: Cameron Diaz realizza che sta perdendo il trombamico Tom Cruise, letteralmente caduto ai piedi della super-cigliata Penelope Cruz. E, in ragione di questo, lo uccide, coinvolgendolo in quello che si trasforma nel di lei suicidio, pur essendo partito come tentato omicidio ai danni di lui.

Recentemente l’ho rivisto dopo anni ( la prima volta è stata in un cinema sloveno in lingua originale dopo un aperitivo lungo). Stavolta ero a casa sul mio fido scudiero il divano 😃 Meno avventuroso, ma molto piacevole lo stesso.

La riflessione che ne è nata è stata questa: chi vogliamo essere nella realizzazione della nostra vita? Cameron Diaz o Penelope Cruz?

Penelope, che tra l’altro aveva appena cominciato la sua storia con Tom all’epoca, interpreta Sofia: di una bellezza autentica, semplice. Andiamo a casa sua (nel film) e ne capiamo interessi e passioni. Passioni sue e basta, interessi che vanno oltre quello che può essere conquistare un uomo. Una donna che fa perdere la testa  perché in grado di auto-amarsi con uno stile che le corrisponde.

Sophia

Mentre Cameron Diaz è Julie, una ragazza stupenda che si costringe sempre e forzatamente in uno stile arrapante. Gli uomini li attira ma senza costruire un vero rapporto, per cui ottiene solo di inseguire, senza che nessuno insegua lei.

Julie

Entrambe, Sophia e Julie, sono belle, rivali in amore, anche se Sophia non è neanche consapevole di questa lotta, e così dovrebbe essere sempre: il passato dovrebbe scomparire di fronte ad un sentimento vero. Sophia non insegue nessuno, mentre Julie cade nella trappola di volere a tutti i costi chi la fa sentire sbagliata e non abbastanza.

E allora, al di là del magico film che ci fa compiere un giro intorno al mondo tra verità e sogno e solo alla fine squarcia il velo di Maya, per citare Schopenhauer, a mio avviso la sua visione ci mette davanti ad un’evidenza: se lui insegue lei e tu insegui lui ma nessuno insegue te. Parcheggiati. Fatti una vita tua di interessi e pensieri. E di meglio arriverà. 

 

Pretty Woman mi ha devastata 💰👄

OPretty Woman, film del 1990, rappresenta la favola contemporanea della ragazza povera, bella e zoccola salvata dal mix potere unito a bellezza e shackerato con i soldi.

Le sue basi concettuali mi fanno orrore: la natura, lei, e la cultura, lui, che si salvano reciprocamente ed a turno.

Lui la porta una volta all’opera ed apprende l’eleganza. Lei ha un due scleri e insegna a lui l’empatia.

Sei in ritardo.
Sei bellissima.
Non sei più in ritardo.

Come detto, il concetto mi fa orrore. Eppure è il mio film preferito, ogni volta che lo replicano io resto lì, incollata allo schermo, ipnotizzata dalla favola fino alla fine. Ogni volta che lei a letto lo bacia in bocca per la prima volta io piango e non smetto, piango fino alla fine.

Ti Amo.

Ma perché amo #prettywoman mio malgrado, sempre, in tutte le stagioni della vita, e comunque?

L’ho visto almeno in tre lingue, di cui due non originali. La più bella con amici, davanti ad uno schermo da cinema a Parigi, distesi su un plaid con il cielo della Ville Lumière a fare da sfondo. Conosco tutte le battute a memoria.

Eppure e lo so, come so di essere io, continuerò a guardarlo nei secoli dei secoli, anche in punto di morte.

Di recente ho scoperto che #asos, in collaborazione con il marchio originale #hunzag, vende on line l’abito iniziale, quello da mignotta per intenderci, nella sua versione iniziale: top bianco unito a mini in tessuto sintetico da un anello dorato; ma in tre varianti di colore: nero, rosso e blu navy (quello del film).

Party Fragole e Champagne

 

Dammi solo un nome, solo uno, di una che ce l’ha fatta.
Vuoi un nome? Tu vuoi un nome! … eccomi, ecco il tuo fottutissimo nome: quella gran culo di Cenerentola!

L’ abito è in vendita solo per le clienti britanniche del sito ed attualmente ( ho appena controllato) è nuovamente sold-out e come potrebbe essere altrimenti per un outfit che è entrato nella Storia del Cinema al pari del vestito bianco con allacciatura americana e svolazzante di Marylin?

Chissà magari in un imprecisato tempo after Panza sarà mio.

Se non posso avere la favola, ne vorrei almeno le sembianze 😜.