In questi giorni mi sono rifugiata nel libro di Federica Bosco “Mi dicevano che ero troppo sensibile” come in un’oasi di pace e mi ha aiutato a capirmi meglio ma anche a capire meglio le reazioni degli altri riferite a me.
Il libro si propone come libro di auto aiuto per chi è dotato di questo eccesso di sensibilità , cosa che non è una malattia ma un tratto caratteriale.
Personalmente ho preso da poco consapevolezza di questa mia caratteristica: per molto tempo ho creduto ingenuamente che gli altri sentissero come me. E questa ingenua buona fede fiduciosa nel prossimo è molto spesso quello che fotte gli iper sensibili. Perché fuori, nel mondo, nessuno si preoccupa del tuo essere senza pelle. Solo a mie spese ed a fatica, ho compreso che ero scioccata a morte da fatti perfettamente accettabili per gli stomaci altrui.
Quando ho letto queste righe: ” Mi sono abituata a stare immobile con il mio grigio, o meglio col mio inseparabile nero, un colore che si adatta bene a tutto, ma che può stare benissimo anche da solo”. Sono state come un balsamo sui capelli crespi. Gli occhi pieni di lacrime, stavo leggendo nero su bianco cose vissute e sentite per tutta la vita. Sempre fuori agio. Io mi sento sempre così. E ho paura anche a scriverlo qui. Ma ormai siamo in ballo e stiamoci fino in fondo.
Essere iper sensibili ed iper empatici vuol dire essere sempre in balia degli altri e non riuscire a spiegarlo a nessuno!
Grazie a #federicabosco e #paolamaugeri, grazie a cui ho acquisito maggiore consapevolezza e grazie a cui mi sento sempre strana ma insieme a loro.
Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io.
Frida Kahlo
Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me.
Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.