Vengo dalla città dove San Valentino è nato e non lo festeggio.
Da single o in coppia, questa festa non mi ha mai entusiasmato, mentre invece a Terni, in Umbria, dove sono nata è molto sentita. Sarà che quando si deve festeggiare perché è socialmente imposto mi viene di andare controcorrente.
San Valentino, un giorno per festeggiare
l’Amore ♥️.
Un giorno dedicato al sentimento più discusso, cantato e controverso. Ma un giorno così dovrebbe comprendere gli Alti ed i Bassi dell’Amore, i giorni leggere e quelli dolorosi.
Alti e Bassi, che chissà come mai i Bassi restano sempre più impressi, anche se sembra siano solo un terzo dei momenti felici.
Più che fiori, dolciumi e pupazzetti, quest’anno ho capitalizzato le cose positive che abbiamo fatto succedere e le scrivo su un foglio colorato, da appendere in un punto ben visibile ogni giorno dell’anno.
Il mio regalo sarà questo.
Perchè come la frase di #intothewild che abbiamo visto, rivisto ed ascoltato un milione di volte:
La felicità è reale solo se condivisa.
Happyness is real only when shared.
Love is… divertirsi
Questa frase mi ha tormentato per anni con il suo significato. Solo da poco ne ho afferrato il senso autentico: l’Amore felice che si apre agli altri, ad altre scoperte, a nuove emozioni.
Adesso che ho capito, spero che le persone importanti della mia vita si sentano sempre libere di condividere con me il loro essere più autentico, perché non si giudica chi si ama.
Ieri sera mi sono ritrovata a sfogliare per caso l’ultimo libro di #selvaggialucarelli: Casi Umani, che tratta in modo ironico di una carrellata di dieci improbabili uomini con cui l’autrice ha avuto presumibilmente a che fare nel corso della sua vita sentimentale e mi sono ritrovata a riflettere sul fatto che ci siamo passate tutte e che la catarsi aiuta sempre ( ndR: chi ignora il significato di catarsi lo vada a cercare, please).
Nel mio caso specifico, ho basi fondate per ritenere che il primo caso umano sono io 😎.
Però a scorrere la galleria della Lucarelli ho pensato che c’è sempre un inizio, un principio da cui comincia a dipanarsi, come un gomitolo, la sequela di casi umani, ossia di uomini o donne cui normalmente non avremmo dato neanche una chance ma che, in quelle circostanze di autostima zero, ci buttiamo a frequentare nella speranza di esserci sbagliat*.
Per me è stato quello che chiameremo #edwardmanidiforbice, causa una attraente mescolanza di somiglianza fisica con Johnny Deep e analogia tra le forbici e come mi ha tagliuzzato il cuore e l’autostima.
A chi chiede: eravate fidanzati o trombamici? Mi trovo costretta a rispondere “legati”. Sì perché la nebbia di confusione in cui mi avrebbe mollata è cominciata fin dalla definizione del rapporto.
Eppure se devo descrivere l’amore parlo di #lui ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore parlerei di #edward, perché resta il #groundzero, anche se ho smesso di amarlo una vita fa.
Perderlo faceva parte del gioco e quello che è successo è difficile da riprodurre in un modo efficace dal punto di vista narrativo. A quel tempo subivo il fascino di chi era bello e dannato, di quelli che non mi facevano capire se giocavano o ci tenevano a me. Mi piaceva Edward per il gusto della sfida: la fine è stata rude e brusca e mi colse del tutto impreparata ma così fu e da quella volta ho impiegato anni a riprendermi. Solo di recente e dopo la sequela di casi umani, quando ho incontrato Lui ho capito che quando si ama la partita è già vinta a tavolino,
che l’amore non si pretende da chi non vuole dartelo e non si regala a chi non vuole averlo.
Lui le vede le mie farfalle nello stomaco e mi fa ridere. Mi legge dentro spesso, non sempre ed è trasparente come una bottiglia di vetro con me.
Cucina per me, molto di più che con me, è gentile, sa fare l’amore e quando se ne va, Lui torna.
Cari Primi Figli,
Quando siamo rimasti in tre la mia vita è cambiata ed è cambiata anche la vostra.
Dai primi tempi bui ad ora, ne abbiamo fatta di strada, a volte in salita ed a volte in discesa ed oggi ho deciso di scrivervi.
Voi due vi siete bastati quando io ero troppo confusa per essere efficacemente presente.
Avete saltato sul letto ridendo, quando da ridere c’era ben poco.
Avete giocato sul bagnasciuga in spiaggia, mentre io guardavo il mare, presa da mille pensieri.
Mi avete fatto la linguaccia di nascosto, quando borbottavo di far i compiti.
Vi siete divisi i giochi, la merenda ed il mio cuore straziato da cose che non vi potrò mai dire.
Siete stati uno per l’altra quello che io, presa da casini che solo gli adulti possono creare, non potevo essere.
Avete guardato fuori dagli stessi finestrini ad ogni nostro viaggio, raccontandovi sogni ed aspettative. Ed i vostri occhi uguali racchiudono gli stessi ricordi per sempre.
Siete una sorella unicorno ed un fratello supereroe favolosi e sarete sempre:
Come si fa un bambino? Non ci vuole chissà quale conto in banca ma Amore al 100%, almeno nel momento in cui si fa, a me piace pensarla così.
Per sposarsi non serve la cerimonia perfetta per ostentare chissà cosa: servono solo due cuori, che si affidino uno all’altro finché morte non li separi, nonostante e proprio in virtù dei loro cambiamenti e contraddizioni.
All you need is LOVE.
Io la penso così le coppie che funzionano sono quelle che non si promettono nulla: senza l’obbligo di ricordare anniversari, luoghi speciali e date speciali, che mi viene l’ansia solo a scriverlo.
Quelli che fanno i passi perché sono pronti. Non perché la loro età lo richiede o non lo richiede più. Le coppie che funzionano ascoltano la stessa musica, il che permette loro di sopportare gli schizzi sullo specchio del bagno, i vestiti fuoriposto e la quotidianità.
Quelli che funzionano fanno vacanze separate e viaggi insieme. E non si capisce la differenza alzate la mano che poi ve lo spiego.
La gelosia gratuita di quando non sapevamo neanche che faccia avesse l’altro la mettono a tacere, con il tono silenzioso.
Le coppie che funzionano ridono, sanno stare in silenzio e bevono insieme, mangiando una pizza a metà.
Le coppie così al per sempre ci arrivano, senza promesse.
Il disordine delle loro case parla di loro. I loro vestiti stesi sanno di pulito ed il loro corpo odora di loro.
Le fate ignoranti sono Fate, in grado di cambiarci in qualcosa di Oltre, ma non lo fanno con un aggraziato tintinnio di bacchetta magica, bensì con l’Ignoranza, in modo invadente e cafone.
Per colpa o merito di una imprudente dedica dietro a un quadro, Antonia scopre che la sua vita matrimoniale, borghese e perfetta, è una finzione.
Ed il quadro che infonde il significato a tutto il film, a partire dal titolo, è opera dello stesso regista Ferzan Ozpetek, citando La Fata Ignorante di Magritte.
Ora, siccome all’epoca la mia idea di ammmmore era aspettare che il telefono desse segni di vita facendo spergiuri, capirete che trip mentale potentissimo furono le parole: posso chiamare questa mia pazienza amore?
Antonia e Michele incrociano i loro destini distinti e lontani, come cantano i Tiromancino nella soundtrack, a causa di questa scoperta. Danno vita ad un legame chiaroscurale e senza etichette, accomunati dall’amore per Massimo, ormai scomparso.
Antonia per lavoro è avvezza a vedere come la notizia del contagio da malattie virali catapulti le persone in una dimensione di vita imprevista.
Michele è la colonna portante della parte a lei sconosciuta della vita del marito: tutto un mondo corale, scherzoso ed irriverente.
Antonia e Michele si conoscono reciprocamente, in un labirinto di specchi, dove perdiamo la bussola di chi è innamorato di chi e di cosa.
Questo rapporto senza definizione e senza sesso può esistere nella realtà?
Il finale è aperto, lascia a noi la scelta: Antonia, liberatasi dalle rigidità borghesi che la soffocavano, sta partendo per un viaggio in solitaria o quasi, visto che ha scoperto di aspettare un figlio da Massimo; Michele resta, all’oscuro del bambino ed interdetto dell’abbandono di quella che è al momento la persona più importante della sua vita.
Un bicchiere cade senza rompersi – segno che la persona amata non è andata via.
Antonia sceglie di omettere la notizia del bambino perché come saggiamente scrive #georgebernardshow: Solo un pazzo è completamente sincero.
Un bambino è l’unico legame con il defunto amato, precluso a Michele. Ed Antonia, che lo ama di un nuovo amore fuori dalle convenzioni, sceglie di non farlo sentire escluso, omettendo una parte di verità.
Ho visto questo film un milione di volte per gustarmi ogni parola delle innumerevoli delizie di cui è farcito, frasi che mi guidano nella vita quotidiana:
L’unico modo per mantenere un segreto è quello di scegliersi una persona a cui dirlo.
Che stupidi che siamo quanti inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non ricambiati. A volte la vita neanche ce ne accorgiamo.
Una colonna musicale magistrale e fuori dagli schemi. In particolar modo, amo Gracias a la vida.
Ecco si dice che, quando finisci di leggere un buon libro, vorresti essere amico dello scrittore e chiamarlo. All’uscita del cinema, in un piovoso ma tiepido inizio sera di un marzo ormai lontano, ho desiderato con tutto il cuore, la testa ed il fegato di far parte di quella piccola comunità della Roma ostiense, solidale e trasgressiva. Quello che mi è rimasto è il sublime talento di spingere oltre le apparenze e le ordinarie sostanze.