Settembre profuma di nuovo 📘📚

Amo Settembre, un po’ come Maggio. Due mesi dolci e profumati.

Settembre, in particolare, profuma di cancelleria.

Quella nuova, comprata per un nuovo inizio, dei colori e dei profumi preferiti. Delle pagine intatte, tutte da vivere, delle copertine color pastello.

Settembre è il mese in cui si cresce di più, in cui raccogliamo i frutti di un’estate rovente ed appassionata.

Settembre è un regalo grande.
Settembre è una canzone di Tiziano Ferro, anche se lo so solo io.

A Settembre si torna a scuola con gli amici ritrovati ed i nemici che lo saranno sempre meno e chi ti accompagna che si gusta l’entrata, sapendo che ogni anno potrebbe essere l’ultimo in cui vorrai che resti lì.

La mia ossessione.

Io ormai lascio la Adolescente Figlia N. 1 a tre isolati di distanza dalla scuola; non sia mai scoprano che non è orfana.


Questo mese è il primo giorno di asilo di baby n. 3, che però è ancora dentro il cerchio delle mie braccia.

Settembre è il banco di prova delle coppie estive.
Settembre è il mare solitario.

Settembre è quando indossi abiti autunnali e sei abbronzato come d’estate.

Settembre è quando puoi leggere di nuovo al sole senza raggiungere punti di fusione dell’epidermide.

Questo mese è un varco spazio temporale tra chi siamo stati e chi progettiamo di essere, anche se falliamo, poco importa, è stato bello provarci.

A Settembre si torna alla routine che amo, senza afa, senza sudore, con il respiro fresco e calmo.


Settembre è una coppia vista da dietro, lei a piedi e lui in bicicletta, che camminano davanti ad una scuola e che passeggiano noncuranti con la loro bici sopra il punto esatto, contraddistinto nella tua mappa mentale con una croce rossa, in cui sei diventato adulto.

Lavoro dell’artista turco Aycut Aydogdu.

Caso umano 0: Edward Mani di Forbice.

Ieri sera mi sono ritrovata a sfogliare per caso l’ultimo libro di #selvaggialucarelli: Casi Umani, che tratta in modo ironico di una carrellata di dieci improbabili uomini con cui l’autrice ha avuto presumibilmente a che fare nel corso della sua vita sentimentale e mi sono ritrovata a riflettere sul fatto che ci siamo passate tutte e che la catarsi aiuta sempre ( ndR: chi ignora il significato di catarsi lo vada a cercare, please).

Nel mio caso specifico, ho basi fondate per ritenere che il primo caso umano sono io 😎. 

Però a scorrere la galleria della Lucarelli ho pensato che c’è sempre un inizio, un principio da cui comincia a dipanarsi, come un gomitolo, la sequela di casi umani, ossia di uomini o donne cui normalmente non avremmo dato neanche una chance ma che, in quelle circostanze di autostima zero, ci buttiamo a frequentare nella speranza di esserci sbagliat*.

Per me è stato quello che chiameremo #edwardmanidiforbice, causa una attraente mescolanza di somiglianza fisica con Johnny Deep e analogia tra le forbici e come mi ha tagliuzzato il cuore e l’autostima.

A chi chiede: eravate fidanzati o trombamici? Mi trovo costretta a rispondere “legati”. Sì perché la nebbia di confusione in cui mi avrebbe mollata è cominciata fin dalla definizione del rapporto.

Eppure se devo descrivere l’amore parlo di #lui ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore parlerei di #edward, perché resta il #groundzero, anche se ho smesso di amarlo una vita fa.

Perderlo faceva parte del gioco e quello che è successo è difficile da riprodurre in un modo efficace dal punto di vista narrativo. A quel tempo subivo il fascino di chi era bello e dannato, di quelli che non mi facevano capire se giocavano o ci tenevano a me. Mi piaceva Edward per il gusto della sfida: la fine è stata rude e brusca e mi colse del tutto impreparata ma così fu e da quella volta ho impiegato anni a riprendermi. Solo di recente e dopo la sequela di casi umani, quando ho incontrato Lui ho capito che quando si ama la partita è già vinta a tavolino,

che l’amore non si pretende da chi non vuole dartelo e non si regala a chi non vuole averlo. 

Lui le vede le mie farfalle nello stomaco e mi fa ridere. Mi legge dentro spesso, non sempre ed è trasparente come una bottiglia di vetro con me.

Cucina per me, molto di più che con me, è gentile, sa fare l’amore e quando se ne va, Lui torna.

Edward per mia fortuna non tornerà mai più.

 

Perdersi e ritrovarsi ✔️

  • La vita che ho me la sono guadagnata. E solo io ne so il prezzo. Ho due figli sani (che è molto) e tutto sommato in equilibrio, un lavoro, una persona accanto, sotto e sopra. Eppure c’è ancora qualcosa di intentato, di sospeso in cui ho urgenza e voglia di lanciarmi. Io, che di lanciarmi ho sempre avuto paura. Nella mia vita, si è aperto uno spiraglio di insoddisfazione, che a molti sembrerà ingiustificata e da lì è entrata la luce.

Ho capito che fare mille cose dovute agli occhi degli altri mi lascia svuotata e al resto del mondo non bastano mai queste innumerevoli cose, mentre per me sono uno sforzo titanico.

Fin da bambina, mi hanno sempre fatto capire, neanche tanto velatamente, di dover rallentare per adeguarmi ad una presunta normalità; mi hanno fatto intendere che se mi fossi mostrata meno strutturata e complicata non mi avrebbero giudicata strana. E sarei rimasta sulla retta via dell’essere una brava bambina.

Da grande ho recitato la parte della brava amica, che accorre ad ogni crisi, anche se la prima ad essere in crisi è lei però se lo dici sei strana. Ho recitato la parte della brava mamma, cui deve bastare la vita che fa. Ho fatto finta di non essere capace di andare oltre i traguardi già raggiunti e ho abbassato lo sguardo, di nuovo, per non apparire strana.

Ecco io ho avuto un’illuminazione:

sono terribilmente strana. E non è che voglia esserlo, io devo esserlo, è la mia natura e sono costretta a farlo, è una parte fondamentale di me.

Sono terribilmente imperfetta. Con la mia ipersensibilità, con la mia incapacità di sentirmi all’altezza, io che pretendo il massimo soprattutto da me stessa.

Io che voglio essere una donna e anche un uomo, avere tanti amici e la solitudine, lavorare ed impegnarmi in nuove sfide ed anche viaggiare, divertirmi ed essere egoista.

IO CHE ERO IO PRIMA DI PERDERMI.

Io mi sto ritrovando. E come?

Torno indietro, a come ero, perché ora non ho più motivo per scappare. E non guardo solo alle cose positive ma soprattutto a quelle che non mi piacciono e le affronto, senza evitarle. Non ho più motivo per scappare.

Perchè ho costruito tanto, i miei figli prima di tutto. Voglio che crescano convinti di andare già bene così come sono. Perché ho imparato a dire di no quando non ho voglia ed anche imprevedibili sì.

SONO IO. CHE ERO IO PRIMA DI PERDERMI.

E quando sono stanca di essere me, penso alle parole di Frida:

Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io.
Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me.
Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te. 

Come scriveva Pasolini: vi insegneranno a non splendere e voi invece splendete. È stata la mia luce, più che le mie poche ombre, a spaventarmi e per questo l’ho cacciata indietro.

Non spegnete la vostra luce, lasciatela splendere anche se è una luce strana, che non tutti capiscono.