Adolescenti con la divisa

Mi ricordo ancora quando mia madre ignorava e non capiva quando le facevo una richiesta in fatto di vestiti: ogni volta che le chiedevo di comprarmi quelle “scarpe ortopediche”, come le chiamava lei, quel giubbotto senza forma, invece del cappotto blu classico e tutti i pantaloni in stock, tutti uguali, neanche avessi bisogno di una divisa. Eppure, in un certo senso ero arruolata alla adolescenza, quella di mode e modelli.

Questo è uno dei pochi aspetti che con l’invasione tecnologica è rimasto invariato.

Si sono modificati i punti di riferimento, ormai la moda è lanciata da fashion blogger, youtuber e si sfogliano i social network, ma l’omologazione tipica adolescenziale esiste oggi più che mai.

Riveste un’importanza cruciale per loro, significa da un lato ricerca di una propria dimensione anche di gruppo, un modo di essere al mondo, che al momento significa per loro essere come gli altri e quindi esistere.

Dall’altra aiuta a minimizzare le profonde insicurezze tipiche di questa fase di transizione. Vestirsi come gli altri non significa non avere personalità, che è ancora in costruzione , i tratti si stanno stabilizzando, significa “far parte di”, rifugiarsi dietro modelli socialmente accettati che favoriscono l’integrazione.

La figlia unicorno di mestiere fa Bastian Contrario.

Andare contro corrente a quell’età significa o essere leader o essere “sfigati”, “nerd”, non alla moda.

Gli altri, quelli giusti, quelli del gruppone, si esprimono in base a quei modelli che tanto sono amati dai ragazzi e non compresi dai genitori.

Quando mi sento dire le frasi che tanto detestavo in bocca agli adulti: “Come fa a vedere con i capelli in faccia?”, “Non gli danno fastidio?” “Ma quelle scarpe non sono scomode?”, “Vai in giro nuda!”, mi fermo e penso: ALT ⛔️ è inverto la rotta.. e dico alla mia adolescente metà unicorno: Vuoi anche tu quelle scarpe? Le hanno tutti. Vuoi colorare i capelli anche tu? E puntualmente ottengo la reazione inversa: Io non sono come tutti! Sì perché fuori di casa hanno bisogno di appartenere al gregge ma con noi vogliono sentirsi UNICI.


Sarà per questo giochino di ruoli che faccio, dove sono io a proporle di adeguarsi alla massa che per ora, ma prima o poi succcederà lo so, abbiamo evitato quei rapporti di amicizia simbiotica che tanto spaventano i genitori, per la serie: “Vivono insieme, quello che fa una fa l’altra”.

Alla fine l’abbigliamento è un modo di esprimersi e di essere ed è anche giusto che passino delle fasi in cui si vogliano sentire come altri e altre un cui cercano se stessi. Man mano poi ci si stacca o almeno ci si dovrebbe allontanare dai modelli di omologazione sociale e trovare una propria dimensione individuale. Se l’avessero già in adolescenza non sarebbero adolescenti.

Quindi se alle medie, tre anni fa, erano d’obbligo i leggings neri (comprati in stock di venti da H&M) e le Nike o Adidas, adesso ci sono le scarpe Van’s di ordinanza con i jeans ed il maglione dentro ❌.

Felpa, o nera o bianca, jeans e Van’s.

Io guardo, pago e sto zitta ma sotto sotto non vedo l’ora che il bruco si trasformi in farfalla, questa volta di un colore tutto suo 🐛🦋.


Come fare la valigia per una gita ®

Come uno chef trova ovunque spunti per i suoi piatti e anche io trovo ovunque stimoli per scrivere. 

Si avvicina la gita di fine anno della mia teenager unicorno ed i preparativi fervono. I preparativi ovviamente non riguardano i risvolti pseudo culturali dell’evento ma il domandone è #cosamimetto?

È una settimana che ci ragioniamo e, infine, abbiamo individuato tre macro aree:

1. Igiene & bellezza.

La quantità di spazio occupata da questa parte della valigia dipende da come si è: acqua e sapone o Miss Punti Perfetti, che vuole essere sempre impeccabile in ogni circostanza?

La mia teenager è ancora metà unicorno per cui, almeno a casa, non usa trucchi e parrucchi particolari ma intuisco che, in giro per il mondo con i suoi coetanei, vuole fare la grande e allora in valigia finiranno i fondamentali: shampoo, balsamo, bagnoschiuma e l’unica divinità che deve adorare in questo periodo di primi caldi: il DEO DORANTE; ma anche qualche trucco e la piastra da viaggio ( perché per la mia dovrà: attendere prego).

2. Vestiti & Co.

Abbiamo previsto due cambi al giorno per quattro giorni: uno a cipolla per il giorno ed adatto a visitare una metropoli con una autonomia da mattina a pomeriggio inoltrato; uno per la sera più sfizioso.

Dalle previsioni meteo è esplosa l’estate di conseguenza abbiamo abbondato in t-shirt. Per evitare imprevisti, abbiamo aggiunto un cambio extra, a prova di Aprile Africano.

Chiaramente da aggiungere la versione notte (pigiama) e la parte doccia (accappatoio, cinque cambi completi di lingerie con sette cambi di calzini , che non si sa mai).

Ultime ma in cima alla lista per importanza: delle buone scarpe da runner a prova di camminate metropolitane. Dopo attenta ricerca di mercato, la diretta precorritrice di sentieri upper e under- ground, ha optato per le #nike #dualband: un numero oltre il suo perché le Nike calzano piuttosto stretto.

3. Tecnologia.

Caricabatterie, senza di quello dove si va?

Fotocamera digitale, anche se poi tutte le foto le farà con il cellulare.

Nella valigia le raccomandazioni della mamma non ci stavano e allora ho preferito metterle il suo orsacchiotto di peluche con cui dorme da sempre, spetta a lui sintetizzarle tutti i miei: Mi Raccomando.